Regia di Joseph Losey vedi scheda film
La forza di volontà di Losey l'ha avuta vinta, portando sullo schermo, dopo molti anni, l'opera teatrale controversa di Bertold Brecht di Galileo, diverse volte rimaneggiata dal suo autore a secondo delle versioni teatrali,e portata al successo dallo stesso regista fra il 1947/48 nei teatri americani nell'interpretazione di Charles Laughton, che rimase storica, e per cui Losey voleva farne una riduzione cinematografica proprio con il grande attore. All'epoca la cosa non riuscì per motivi produttivi, ed in seguito per motivi politici, dato che il regista fu costretto a trasferirsi in Europa in fuga dal maccartismo: Nei prima anni settanta tentò l'operazione, ma dovette fare i conti con una produzione molto povera e quindi fare quasi una pura operazione di teatro per immagini e rinunciando naturalmente al suo attore feticcio, dato che era morto nei primi anni '60. I concetti espressi da Brecht rimangono integri,ed in particolare quello finale dove viene fuori il dilemma di Galileo di fronte alla biuria. Tematica interessante, che ci porta nel pieno di una scelta non eroica della vita, ma che a conti fatti ha permesso al genio scientifico di portare avanti il suo discorso, anche se in maniera non esemplare. Quello che perde nell'operazione è il cinema, sacrificato dai pochissimi mezzi messi a disposizione, il che ha forzato Losey ad un scelta quasi teatrale al risparmio che troppo evidentemente limita e mutila la grandezza che il dramma ed il tema chiedeva a piena voce.
L'opera di Brecht portata sullo schermo
Losey ha dovuto fare i conti con una produzione molto povera
Il ruolo di Galileo, molto meglio nell'ultima parte
Efficace nel ruolo dell'inquisitore
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