Regia di Paolo Pietrangeli vedi scheda film
Il figlio del compianto Antonio Pietrangeli esordisce alla regia con questo documentario, principalmente composto da immagini d'archivio, più o meno recenti (risalenti anche ai tempi del ventennio fascista), ma contenente anche qualche interessante intervista con personaggi però non particolarmente influenti, o addirittura con gente comune. La tesi che Bianco e nero (dove il bianco è francamente superfluo) vuole dimostrare è che in Italia, negli anni immediatamente precedenti a questo film, il neofascismo si sta largamente facendo strada, sia nella mentalità delle persone comuni che nelle trame di palazzo che, infine, per mezzo di un bieco terrorismo stragista che annovera fra le sue terribili manifestazioni piazza Fontana (1969), piazza della Loggia (1973) e l'attentato all'Italicus (1974). Tutto bene, tutto insindacabilmente vero, ma va anche riconosciuta l'impostazione marcatamente sinistroide del lavoro di Pietrangeli, che sembra quasi dimenticare del tutto il fatto che il terrorismo in Italia è stato anche di matrice BR: Bianco e nero dice la verità, sì, ma la dice parzialmente. E questa è una grossa pecca, per un documentario, per quanto ben fatto e veritiero nei contenuti. Il regista passerà poi a girare un paio di lavori a soggetto (Porci con le ali, dall'omonimo best seller, e I giorni cantati) che non avranno praticamente alcun risalto, per finire (mai verbo fu più appropriato) quindi a curare la regia televisiva delle trasmissioni di Maria De Filippi, all'inizio dei Duemila: un altro motivo per rimpiangere il padre, sicuramente. 5,5/10.
Documentario che ripercorre l'escalation neofascista in Italia nel periodo compreso fra la fine dei Sessanta e la prima metà dei Settanta.
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