Regia di Edward G. Muller (Edoardo Mulargia) vedi scheda film
Uno bravo, bello e buono sceriffo tutto d’un pezzo viene ingiustamente, lo sa lui lo sappiano noi fin da subito, accusato di un crimine compiuto dalla banda di Dino Strano, ovvero Dean Stratford of Centocelle Street, assoldata dall’avvocato Donovan, lo stesso che accusa pubblicamente lo sceriffo Kendall, ovvero Luciano Stella. Da qui il film prende le mosse per una narrazione pseudo-itinerante che porterà i protagonisti alla resa dei conti. Dico pseudo perchè la regia, peccando di puerilità, non convince fino in fondo il romanzo itinerante dei personaggi, dalla fuga allo scontro finale, restando incollata ai canoni del vecchio western americano. Anche se siamo nel 1971, c’è ancora tutto un richiamo alla giustizia e al fascino per quella stella di latta che significa poteri sopra i poteri, invece che trattare storie meno convenzionali dove gli antieroi hanno più credito degli eroi tutti di un pezzo. Il parco attori è quello che è, e sebbene Kendall e Dino Strano siano le due forze di maggior mestiere nel film, l’apporto totale in termini di partecipazione attoriale, latita. Le scene tra loro sono sfilacciate, e la messa in scena tradisce un pochismo ben presente già in fase di sceneggiatura: scarsa prepotenza dei dialoghi, direzione artistica assente e montaggio incerto. La base perchè il protagonista s’infervori antiborghesemente c’è, ma non viene trattata come in altri titoli. E non credo per visioni politiche diverse, ma piuttosto per mancanza di una vera e propria capacità autoriale di tradurre in immagini e in narrazione la lotta al sistema. Lotta che lo Spaghetti-Western conosceva bene e di cui ne è stato la via estetica più forte insieme all’horror e al poliziesco all’italiana.
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