Regia di Giacomo Durzi vedi scheda film
Elena Ferrante è un caso letterario fenomenale. Tradotta in ben 48 lingue, notissima negli Stati Uniti, alla maniera di Banksy la scrittrice vive da sempre nell'anonimato e sotto pseudonimo. Ben più schiva di Salinger e di Pynchon, a detta dei critici la Ferrante deve il suo successo a una scrittura fluida che si fonde magnificamente con contenuti profondi e toccanti. In Italia, Martone ha portato su pellicola una sua opera (L'amore molesto) e altrettanto ha fatto Faenza (I giorni dell'abbandono). Ora la scrittrice partenopea (pare…) ha attirato talmente l'attenzione da meritare un documentario imperniato su poche testimonianze (quella dello scrittore Jonathan Franzen, della sua traduttrice in lingua inglese, dei suoi editori, della trascurabilissima studiosa della sua opera Giulia Zagrebelsky, del rivale al premio Strega Nicola Lagioia, dei registi Faenza, Martone e Marciano e dell'immancabile prezzemolo Saviano) che cercano di restituirne un ritratto a tutto tondo. Quello stesso ritratto che viene opacizzato dalle belle animazioni di Mara Cerri e Magda Guidi che accompagnano la lettura di alcune pagine dei suoi libri (la voce è quella di Anna Bonaiuto) o da qualche estratto delle sue lettere. Si tratta di un'operazione forse poco adatta al grande schermo, ma sobria e nitida, capace di evitare gli accenti agiografici e al tempo stesso di appassionare all'enigma di questa scrittrice (ma è dubbia anche la sua identità sessuale: qualcuno vocifera che potrebbe trattarsi di un uomo…) persino il lettore meno incline alla narrativa.
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