Regia di David Gordon Green vedi scheda film
Come riabilitare la nevrosi statunitense per la difesa armata conciliando femminismo e tempi Trumpani.
Non so se è il caso di prodigarsi in esami approfonditi di questo nuovo capitolo di Halloween. Sicuramente Carpenter, regista cult degli anni 80, nell'adattare le caratteristiche del mostro ai tempi presenti, avrà impegnato più di qualche neurone. Nel frattempo, Jamie Lee Curtis è diventata una nonna nevrotica prigioniera del passato e ossessionata dal mostro di cui desidera vendicarsi per trovare pace. Ha dedicato tutta la sua vita alla preparazione di un confronto armato ineluttabile con la creatura, emblema del male puro. Mi era piaicuta così tanto l'idea di un operatore del male scaturito da un essere innocente e dai connotati sfumati che finisce per disperdersi nel mondo, ispirando il finale de Il silenzio degli innocenti. Con questa versione, invece, Carpenter sembra essersi convinto ad inscenare un rito catartico, per cui il carnefice deve essere fatto fuori dalla vittima. Il modo con cui l'impresa viene progettata rimanda alla predilezione per le armi della popolazione sudista verso cui una parte dell'opinione pubblica ha un atteggiamento intellettuale di fastidio, come i parenti del personaggio interpretato da Jamie Lee Curtis, trasformatasi da scolaretta timida e perbene del primo film, a scaricatrice di porto. Mi fa ridere solo a pensarci, anche perché la Curtis ha un noto temperamento comico come il padre, Tony. Come si dice in questi casi? Una riabilitazione storica dei campagnoli armati che, oggi, con la presidenza Trump, stanno vivendo un momento di gloria, attenuata da uno spirito femminista - tre generazioni di donne contro il mostro fallocratico (di cui il pugnale è simbolo per antonomasia). Botole meccaniche, saracinesche blindate telecomandate, attrezzature che manco in James Bond. In questo sfoggio di originalità narrativa, al passo coi tempi, c'è anche la tanto amata figura dello scienziato pazzo. E mi sta anche bene come colpo di scena ma, poi, il resto della trama procede verso una conclusione tanto prevedibile quanto forzata. Insomma, non ci si può fidare della scienza, solo una tecnologia balistica al servizio dell'istinto animalesco di sopravvivenza ci salverà. Ne deduco che in tutti questi anni Carpenter abbia subito un'involuzione. Il miglioramento è solo tecnico e, suppongo dovuto, più che altro, agli sviluppi della scienza.
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