Regia di David Gordon Green vedi scheda film
Festa del Cinema di Roma – Selezione ufficiale.
Tendenzialmente - e nelle forme più disparate - l’essere umano ha un’indole che lo stimola a ripetere sempre gli stessi errori, come se le lezioni subite nel corso del tempo non fossero servite a niente. Fortunatamente, c’è chi ha una memoria ferrea e non abbassa mai la guardia, nonostante questo atteggiamento renda invisi, fino a passare per squilibrati ed essere respinti, anche da chi non dovrebbe mai mancare all’appello dei sodali.
Arrivati all’ennesimo film riferibile alla sua galassia - reboot, sequel o miscuglio che sia - Halloween non solo conserva il fascino della prima ora, ma rilancia con un piglio straordinario, attualizzandosi con astuzia e onorando la gloria del passato, sia sotto il profilo formale, sia per quanto concerne argomentazioni e protagonisti.
Nonostante siano ormai trascorsi quarant’anni dal massacro da cui era sfuggita miracolosamente, Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) non ha mai smesso di prepararsi per un eventuale ritorno sulla scena di Michael Myers. Considerata paranoica, è vista di cattivo occhio da sua figlia Karen (Judy Greer), influenzata dalla tensione quotidiana subita tra infanzia e adolescenza, per tale motivo fermamente intenzionata a evitare che lo stesso trattamento sia imposto alla giovane Allyson (Andi Matichak).
Questo equilibrio passivo viene spezzato improvvisamente quando Michael Myers fugge durante un trasferimento, proprio in corrispondenza della notte di Halloween, scatenando nel giro di poche ore il panico, a forza di macabre uccisioni.
Nel momento del bisogno, la famiglia di Laurie riuscirà a ritrovare una compattezza dimenticata, indispensabile per fronteggiare senza esclusione di colpi un nemico inarrestabile, pronto a completare la strage lasciata in sospeso tanti anni prima.
Non c’è niente di male ad aspettare con diffidenza l’aggiornamento di una pellicola che tanto ha seminato nell’immaginario collettivo e anche raccolto, soprattutto visto che il vizio di riprendere in mano cult indimenticabili partorisce principalmente oggetti deludenti.
Tuttavia, non è sempre così e David Gordon Green, un regista multiuso seppur raramente abbia regalato opere solide e convincenti tout court (una short list che - dati terzi alla mano - annovera il misconosciuto George Washington, Snow angels e Joe), compie un autentico exploit, indubbiamente facilitato dalla supervisione della Blumhouse e dalla presenza di produttori esecutivi come John Carpenter e Jamie Lee Curtis che, in materia, sono le principali fonti da cui è possibile attingere riponendo la massima fiducia.
Così, scartata la furia della doppietta cementificata da Rob Zombie, questo ritorno è a tutti gli effetti un sequel, che ignora volutamente tutto quanto successo dopo il capostipite Halloween – La notte delle streghe, concedendosi il lusso di creare uno scenario nuovo di zecca, comunque ricoperto di omaggi, smarmellati con la massima trasparenza o depositati tra le linee, giusto per instillare il gusto di scovarli.
Un’occasione sfruttata nella sua pienezza, a cominciare da una lunga fase introduttiva con doppio fact checking, spaziando tra Laurie, Michael Myers e una serie di personaggi incastrati tra i due, una procedura slowburn che coccola i fan, fornendo un inquadramento minuzioso, comprensivo di una messa in scena fuori dal tempo, che rilega un 2018 dalla patina debitrice del capostipite.
A seguire, gli automatismi diventano sempre più scattanti e il timing assume una connotazione clamorosa, con una lunga scia di sangue e nessun angolo morto, l’abilità di convogliare i personaggi sulla rotta indicata, cliché allocati laddove possono tornare utili e personaggi che non sono esattamente dei fulmini di guerra in fatto di velocità di pensiero - altro classico -, semplicemente perfetti per sopraelevare al cubo chi è stato selezionato per creare lo scarto maggiore.
Nello specifico, per questa posizione non poteva esserci scelta migliore di Jamie Lee Curtis, in giustificata versione guerrafondaia, che accetta di mostrarsi senza trucchi e inganni, mentre la piramide femminile rispecchia il mood del momento, potendo contare sull’affidabilità indiscutibile di Judy Greer e su una giovane attrice come Andi Matichak, che non si tira indietro, tra urla a squarciagola e senso d’indipendenza.
Inoltre, vale la pena citare altri fattori che hanno contribuito a incrementare lo spessore del film. Intanto, il valore della proprietà privata e della famiglia, la possibilità di tutelarsi dagli aggressori in prima persona, costituiscono in modo eloquente la spina dorsale della difesa personale. Contemporaneamente, fuori dal proprio microcosmo mala tempora currunt, con l’etica professionale relegata in disparte a favore di esperimenti fuori controllo e, più in generale, uomini che sottovalutano la situazione. Infine, c’è anche spazio per un po’ di tonificante leggerezza - ovviamente sempre macchiata di sangue – schernendo in stile Scream la figura della babysitter, che negli ultimi anni ha infestato più film di quanto non sia capitato ai fantasmi.
Dunque, la versione 2018 di Halloween non si accontenta della semplice operazione di servizio, è indubbiamente diligente ma anche articolato e formula un assetto robusto che prende fuoco gradatamente fino a incendiarsi, acquisendo un’identità ricca di germogli, quasi sempre portati a sbocciare.
Ruspante e riconoscente, con un’evoluzione persistente che non perde mai di vista i fondamentali indispensabili per conquistare il bottino completo.
Un risultato ragguardevole.
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