Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
La parola rivoluzione nel titolo, il riferimento al Messico di Zapata – già mitico eldorado di tanti western impegnati nostrani, da “Quien sabe?” a “Vamos a matar, compañeros” – la presenza di due attori intelligentemente divertenti come Gassman e Villaggio erano tutti elementi che dovevano preludere ad un film il cui risultato avrebbe dovuto essere un intrattenimento dotato di un messaggio, capace di unire l’interesse dei giovani rivoluzionari sessantottini con i vecchi nostalgici dell’utopia libertaria. In realtà siamo di fronte ad una farsesca e poco riuscita rimasticatura della “Grande guerra”. Senza la grazia, l’arguzia e il sottofondo tragicamente evidente del capolavoro di Monicelli.
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