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Luci del varietà

Regia di Alberto Lattuada, Federico Fellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Luci del varietà

di berkaal
9 stelle

Sarebbe opportuno avere sempre a disposizione gli strumenti per conoscere, analizzare e interpretare un'opera d'arte, ma purtroppo questo è praticamente impossibile. Per quanto un cinefilo americano possa amare il cinema italiano, è estremamente improbabile che possa assaporare adeguatamente sapori e odori di questa opera quanto lo può fare un nostro connazionale soprattutto se è vissuto in quel periodo. Ho sentito parlare dai miei genitori delle malconce compagnie di avanspettacolo che si cambiavano all'aperto, dietro il teatro, si lavavano con l'acqua fredda e mendicavano un pasto, per poi venire bersagliate sul palco dai frizzi e dai lazzi degli spettatori che facevano a gara a chi fosse più crudele e caustico. In questa pellicola ci sono anche gli altri temi classici del mondo dello spettacolo, la giovane rampante che cerca di sfruttare ogni appiglio per farsi strada, l'attore consumato che prima cerca di approfittare e poi si innamora di una ragazza che potrebbe essere sua figlia, la donna innamorata, tradita e sfruttata, c'è tanta, tantissima carne al fuoco. Pregevole la musica di Felice Lattuada, e ottima anche la fotografia, un solido bianco e nero come-non-se-ne-fanno-più. Federico Fellini pare abbia dato un apporto molto limitato, sembra si sia limitato a girare solo tre scene. Peppino de Filippo è finalmente alle prese con un ruolo a lui consono, Carla del Poggio sembra una straniera dati i suoi lineamenti "moderni" per quell'epoca, la Masina è perfetta, e poi c'è una infinita sfilata di caratteristi, tra i quali spiccano Carlo Romano, Franca Valeri, Vittorio Caprioli. Strepitosa è poi l'interpretazione fornita dall'oca in braccio al fachiro Burma. Questo film è parte della nostra storia, è un pezzo d'Italia, allora lacera e scalcagnata ma molto più nobile di quella attuale.

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