Regia di Alberto Lattuada, Federico Fellini vedi scheda film
Non è una sorpresa che nella prima opera diretta da Fellini si assista al superamento del canone fissato dal neorealismo; ciò avviene attraverso la presenza di personaggi sopra le righe (come ad esempio la congregazione dei poveri artisti) e di situazioni grottesche (come il festino a casa dell'avvocato La Rosa, interpretato da Carlo Romano, che può essere già vista come una scena che prefigura le future, celeberrime, sequenze del regista riminese in film quali "La dolce vita", ma anche nel più prossimo "Il bidone"). Tali personaggi e situazioni intercorrono durante i diversi momenti che scandiscono la vita di una compagnia itinerante di varietà, e in particolar modo del protagonista (intepretato da Peppino de Filippo), il quale, innamoratosi di una giovane e bellissima ragazza (Carla Del Poggio), finirà per trascurare ed abbandonare non solo la compagnia, ma anche la propria compagna (la bravissima Giulietta Masina). E' proprio da questa vicenda che si può evincere la critica nei confronti della società dello spettacolo, caratterizzata da meschinità, ipocrisia, arrivismo e falsità. Tutte questi difetti, che caratterizzano il mondo dello spettacolo, alla fin fine finiranno per travolgere il protagonista, il quale, dopo tanto girare a vuoto, ritornerà sconfitto presso la sua ex compagnia teatrale, privo del successo e dell'amore che tanto aveva agognato, dato che la ragazza di cui si era invaghito finirà per abbandonarlo, essendo lei unicamente interessata alla fama. Attenzione però; ciò non significa che il protagonista sia un personaggio propriamente positivo e virtuoso, anzi, è lui in primis ad avere uno squallore morale di fondo, dietro la facciata simpatica, che appartiene anche alla società dello spettacolo; esempio lampanti di ciò sono la maniera con cui, senza reticenze, chiede ed ottiene dei soldi dalla compagna che prima aveva abbandonato e il finale. Uno sguardo fortemente corrosivo sul mondo dello spettacolo, quindi, e indubbiamente il merito di ciò va anche a Lattuada, il quale continuerà in futuro a dare prova della medesima lucidità, spesso filtrata attraverso la lente della commedia, anche in altri film (esempio: "Mafioso").
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