Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
Non tutto scorre nel modo migliore, ma ci sono alcuni buoni ingredienti: Borghi e Lapice protagonisti, la fotografia di Ciprì, la colonna sonora di Farri. E una scena memorabile nella parte finale. [22.06.19]
Come si viveva nella valle dell'Aniene prima della fondazione di Roma?
Che rapporto aveva l'uomo con la natura? E con gli Dei?
Che lingua si parlava?
Chi dirigeva le comunità?
Quanto era importante avere dei guerrieri?
Quali erano le più fatali debolezze umane?
Su quali basi nacque l'antica Roma?
A queste e ad altre domande prova a rispondere Il Primo Re.
L'insieme della storia e della narrazione non coinvolge sempre come dovrebbe, o come (forse) vorrebbe. Non è semplice empatizzare subito per i protagonisti: l'uno più mite e messo subito fuori gioco dalla sorte, l'altro che da pastore si trasforma in belva assetata di sangue, dopo essersi distinto come valoroso guerriero.
L'uso della lingua protolatina, scelta difficile e coraggiosa, è un'arma a doppio taglio: crea un'incredibile atmosfera in alcuni frangenti e insieme rende la narrazione cupa e farraginosa (anche per i dialoghi fin troppo seri e colti). Ne scaturisce una visione impegnativa e stancante, cosa che non aiuterà il successo commerciale del film.
Sono comunque bravi Lapice e Borghi, e bella è la fotografia.
La colonna sonora segue fedelmente il clima austero della narrazione, una peculiarità questa, che non conosce battute d'arresto nel corso della visione; ma si tratta di una partitura ben scritta, che ci regala alcuni momenti epici, soprattutto nel corso delle battaglie; per non parlare delle battute finali, con una manciata di minuti da incorniciare - Eccolo il vostro Re! - nella scena più alta, importante, evocativa di tutto il film.
Alla fine uno dei fratelli si rivelerà essere piuttosto diverso da come era apparso nel corso del film. Ma le circostanze della vita cambiano le persone, e alla fine ho accettato e, almeno in parte, compreso le fluttuazioni emotive e caratteriali dei protagonisti Romolo e Remo, personaggi senza i quali non avremmo conosciuto la grandiosa civiltà di Roma.
Che poi, a pensarci bene, deve essere stata proprio dura vivere in quel tempo, in quel luogo.
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