Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
La leggendaria fondazione di Roma.
La quarta regia in lungometraggio di Matteo Rovere, a tre anni di distanza dal pluripremiato – fra David, Nastri e botteghino – Veloce come il vento (2016), è un apprezzabile tentativo di kolossal, una coproduzione italo-belga che racconta la leggendaria nascita della città di Roma. Tentativo perché per essere kolossal a tutti gli effetti mancano i divi sul cartellone (fra gli interpreti, i nomi principali sono quelli di Alessandro Borghi, Alessio Lapice, Massimiliano Rossi, Fabrizio Rongione e Tania Garribba) e presumibilmente un budget ancora più prosperoso; kolossal perché – specie per i tempi che corrono – due ore di durata fra effetti speciali (Tiberio Angeloni ed Enrico Toscano), scene di massa e narrazione epica sono un buon tentativo sui generis. Naturalmente colpisce in primis la scelta di affrontare i dialoghi, per fortuna dello spettatore abbastanza limitati dal punto di vista quantitativo, in lingua protolatina, cioè in un latino attendibile per quell’epoca, com’è ovvio sottotitolati in italiano; un gesto coraggioso che denuncia la volontà di ricreare uno scenario quanto più verosimile possibile, con inevitabili ingenti sforzi. Bene anche la fotografia completamente naturale di Daniele Ciprì ed essendo il film per forza di cose ambientato interamente in esterni è un dettaglio non da poco, che conferma quanto detto poco sopra. Rimane qualche dubbio sul macchinoso incedere della storia, effettivamente sforbiciabile qua e là. Sceneggiatura del regista, di Filippo Gravino e di Francesca Manieri. 5,5/10.
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