Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
Non so perché ma, guardando l’ultima pellicola di Matteo Rovere, ho avuto la sensazione che non stavo guardando esattamente ciò che mi aspettavo di vedere; non che avessi in mente chissà cosa, anzi non avevo assolutamente idea di cosa mi sarei trovata a guardare fino a quando la pellicola non ha preso il via, inoltrandosi nel racconto, l’unica cosa che conoscevo, seppur sommariamente.
Romolo e Remo, due pastori, vengono travolti dal Tevere e perdono tutto quello che hanno. Finiti prigionieri, si ribellano ai loro aguzzini e, guidati da Remo, creano una tribù. Quando una sacerdotessa inizia a predire il loro futuro, compreso il sacrificio di uno dei due fratelli, per la grandezza e sopravvivenza dell'altro, le cose iniziano a degenerare.
Paragonato ad Apocalypto, di cui possiede vistosamente le ambientazioni, e a The Revenant, per le forzate inquadrature dal campo lungo sui paesaggi circostanti, a me ha fatto invece venire in mente Gangs of New York, soprattutto nelle scene in cui sono gli scontri a farla da padrone. La battaglia iniziale, è molto simile alla prima battaglia dei “nativi” contro i “conigli morti” inscenata nel capolavoro di Scorsese, con tanto di musica in sottofondo che ne scandisce la rabbia e i colpi.
Solo che, non ho ben capito se quello di Rovere possa essere considerato un omaggio a grandi registi di cui sopra, oppure se, nel tentativo di imitarli, finisce per mettere in scena la ”brutta copia” degli apprezzati predecessori. Forse, discostandosi da questi elevati esempi di cinema, seguendo una linea personale, come avviene comunque nella maggior parte delle scene, il film di Rovere sarebbe stato ancor più apprezzabile.
Resta comunque una pellicola bella da vedere e, nel suo complesso, ben strutturata. Pecca di dialoghi, forse troppi e troppo prolissi, considerando che sembra un film che sembra volersi basare principalmente sulle immagini, visto l’uso pomposo che ne fa.
La prova di Alessandro Borghi è davvero notevole. Uno degli attori più promettenti del panorama cinematografico italiano che rende credibile tutto ciò che mostra allo spettatore, sinonimo di professionalità e preparazione. Il suo Remo è premuroso e amorevole poi spietato e rude come non mai; non fosse per la scena in cui mangia il cuore crudo di un alce, che sembra davvero scimmiottare il DiCaprio daOscar di The Revenant, l’avrei promosso a pieni voti. Resta comunque l’ammirazione, inevitabile davanti a cotanta bravura.
Capisco la perplessità di alcuni amici e colleghi che vedono l’impossibilità di collocare la pellicola in un panorama internazionale, infatti non possiede lo spessore necessario per essere paragonata ai film sopra citati pur restando una delle pellicole nostrane migliori degli ultimi tempi.
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