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Il primo Re

Regia di Matteo Rovere vedi scheda film

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La recensione su Il primo Re

di yume
9 stelle

La favola dei due gemelli in un canestro che scivola sulle acque del biondo Tevere è bella e gentile, i bambini devono saperla, i grandi devono chiedersi cos’è successo dopo.

locandina

Il primo Re (2019): locandina

Un Dio che può essere compreso non è un Dio

William Somerset Maugham

 

La frase di Maugham apre e sintetizza il film, ma occorre anche un’altra premessa ed è per chi conosce il latino: Il primo re è una bella sfida e in qualche momento la si può anche vincere, i sottotitoli sono indispensabili per seguire lo scarno dialogo in protolatino, ma la soddisfazione di riconoscere spesso lemmi, accenti e pronuncia è grande, sono i nostri antenati, dopotutto, benchè Dionigi di Alicarnasso si sforzi a lungo di dimostrare che siamo figli dei Greci.

Tempo ce ne volle, e tanto, perché cominciassimo ad amarli e ad assimilarne la grande lezione.

Ma intanto, mentre verso oriente nascevano Iliade e Odissea e Socrate insegnava ai giovani nell’agorà il bello e il giusto, nelle paludi pontine si accapigliavano tribù primitive con mazze ferrate e bastoni, i rapporti sociali difficili si risolvevano con sanguinolenti corpo a corpo e i territori si spartivano secondo la legge del più forte.

 

Tutto questo finchè … nozze e tribunali ed are diero alle belve umane esser pietose di sé stesse e d’altrui… come canta il Foscolo in quel sublime inno alla civiltà, conquistata a fatica nel passaggio dallo stadio ferino e spesso tradita in un primitivismo di ritorno di cui anche il presente reca tracce inquietanti.

 

Alessandro Borghi

Il primo Re (2019): Alessandro Borghi

Il primo re di Matteo Rovere arriva sugli schermi trasformando la leggenda in archeologia e regalando al cinema un’antropologia delle origini condotta con chiarezza di metodo e utilizzo di strumenti idonei.

Di archeologi, in particolare etruscologi, c’è stato bisogno per una ricostruzione filologica di un’epoca finalmente sottratta al predominio di peplum e spettacolarizzazione di massa.

Romolo e Remo furono eroi eponimi di una civiltà millenaria, fatta di luci e ombre, quella di Roma.

La leggenda li ha resi immortali, Romolo fu assunto in cielo come Dio, Quirino, e Quirites amarono chiamarsi i Romani, spesso dimentichi delle loro origini ferine.

 

Ma ascoltiamo il regista e lo staff di studiosi al seguito: “Abbiamo lavorato con archeologi e storici, che insieme ai linguisti e ai semiologi, hanno supportato il progetto con l’obiettivo comune di creare una narrazione moderna, composta però da elementi storicamente attendibili.”

Donatella Gentili, professoressa di Etruscologia e antichità dei popoli italici all’Università di Tor Vergata “… da un punto di vista accademico, mistificazione, disinformazione e mancanza di accuratezza sono caratteristiche riscontrabili in numerosi film storici, dove la spettacolarizzazione della narrazione prevale sulla realtà”.

Per altri: “ Esatta è la riproduzione dell’equipaggiamento bellico utilizzato nelle scene di combattimento corpo a corpo. Tra i manufatti duplicati spiccano soprattutto la spada ad antenne e il cardiophylax, una corazza formata da una piastra metallica (dal profilo circolare o quadrato) che, legata con delle strisce di cuoio, era posta a protezione del cuore [… ] Un altro aspetto coerente dell’opera sta nell’aver scelto di raccontare, seguendo il mito, la realtà “caotica” e ferina che precede la fondazione dell’Urbe, dove la nascita di Roma si ascrive come un evento che stabilisce un ordine fondato sul rispetto delle leggi divine, poste alla base della costruzione politica del potere”.

E infine: “… non essendoci una stele di Rosetta del latino arcaico, dove mancavano i filamenti, è stato innestato l’indoeuropeo, una lingua di codice, mai realmente parlata in qualche regione ma una sorta di lingua di base dalla quale un po’ tutte quelle del ceppo indoeuropeo si sono dipanate”.

Alessio Lapice, Alessandro Borghi

Il primo Re (2019): Alessio Lapice, Alessandro Borghi

 

Alessandro Borghi/Remo e Alessio Lapice/Romolo sono i due gemelli fatali.

La loro immedesimazione nel personaggio è totale, vissuti a lungo nelle condizioni imposte dal film sono perfetti nel restare credibili sul difficile crinale che separa leggenda e verità.

Fin dalla prima sequenza, l’unica che faccia ricorso ad effetti speciali, un’inondazione, evento catastrofico a cui oggi siamo abituati ma che all’epoca, VIII a.C., faceva fuori al massimo qualche pecorella ed ettari di bosco, la loro solida alleanza è evidente.

Si salvano dalla violenza dell’acqua aiutandosi a vicenda e questo aiuto continueranno a darselo costituendo un esempio per la comunità che si forma casualmente intorno a loro, un mondo di sbandati, senza patria, senza legge, senza legami.

I due fratelli sanno di essere tali, si riconoscono come tali, la loro fratellanza è un valore forte, solido e acquisito, e questo è già un elemento base per una partenza verso la civiltà.

Poi c’è il fuoco, un elemento primordiale a cui si attribuisce un valore sacrale, che percorre il film in tutto il suo sviluppo.

 

Alessandro Borghi

Il primo Re (2019): Alessandro Borghi

La violenza degli scontri con altri gruppi sparsi sul territorio e come loro ancora fermi al neolitico, la ricerca di sopravvivenza, acqua, cibo, in mezzo ad uno scenario naturale del tutto intatto e assolutamente inospitale, danno il senso del precario, del terribilmente faticoso.

La lentezza delle riprese traduce, rendendola tangibile, la fatica, non ci sono scorciatoie, vie d’uscita, l’ingegno umano procede a piccoli passi, ma ogni passo è conquista di civiltà.

 

Ma anche d’altro.

 

E’ conquista di potere.

Accendere il fuoco che si era spento è un segno, la collettività acclama, nasce il Gran Sacerdote, il Re, colui che trova in Dio la sua interfaccia.

La fratellanza si scioglie, la sfida è impari, Remo trasgredisce, nel solco segnato da Romolo non riconosce l’imprimatur di un Dio, e scavalca.

Remo ha condotto quel popolo sulle rive del grande fiume, ha combattuto con lui e si è salvato con lui.

Ha curato le ferite di Romolo, è andato solo dove nessuno sarebbe mai andato a cercare cibo.

Il suo individualismo lo perderà, troppo incline a fare da solo dovrà cedere di fronte all’ecumenismo di Romolo.

Per Remo l’unico Dio è l’uomo arbiter sui et fortunae suae, per Romolo no, condividere e governare, dare regole e assegnare alla donna il compito di custodire il fuoco è imperativo categorico.

Nasce la legge, clausole, cavilli, codici e pandette seguiranno.

E i fratelli cessano di essere tali.

 

scena

Il primo Re (2019): scena

Romolo uccide Remo, non è spoiler, si sa da un pezzo.

Poi si pente, sta male per un po’ e lo crema con tutti gli onori.

Poi si fa Dio e, come già detto, verrà assunto in cielo.

Rovere insinua con sottile arguzia e grandissima intelligenza la domanda fondamentale senza risposta: era proprio necessario?

 

Spettacolo maestoso, quasi senza precedenti (pensare a Revenant e Valhalla Rising si può, ma con gran beneficio d’inventario, qui c’è un pensiero forte alla base e una storia universale sullo sfondo), Il primo re, con i suoi otto milioni di dollari di costi, è finalmente un film italiano all’altezza delle migliori produzioni internazionali.

 

Daniele Ciprì alla fotografia sceglie la luce naturale, sole, falò, torce, le dà un ruolo drammaturgico forte nel processo della storia da spazi aperti e luminosi verso la strettoia cupa di radure boschive dove si consumano gli scontri più violenti.

Fango e sangue sono gli ingredienti più presenti sulla scena, i luoghi tutti italici, Lazio e dintorni, hanno il pregio dell’autenticità, basta un leggero sforzo di fantasia per sentirsi a casa in quelle sponde su cui approdò Enea.

 

Il mito segna la strada e ha inscritta in sé tutta la nostra storia.

La favola dei due gemelli in un canestro che scivola sulle acque del biondo Tevere è bella e gentile, i bambini devono saperla, i grandi devono chiedersi cos’è successo dopo.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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