Regia di Michael Ritchie vedi scheda film
"La prego coach non mi faccia entrare a giocare, mi lasci in panchina. Adesso possiamo vincere, se vado alla battuta io che sono una schiappa..."
Coach Buttermaker/Walter Matthau
:-"E tu cosa vorresti fare allora, sei venuto forse al mondo per guardare sempre gli altri da una panchina?"
Michael Ritchie era bravo ma ancora oggi è un dimenticato e oramai "sommerso" del nuovo cinema americano dei '70, in vari generi quando ne ha avuto una discreta occasione, aveva però dimostrato di saperci fare, pure in altri film di sport dimenticati("Un Gioco da duri"[Semi-Tough][1977],"La Notte dell'imbroglio"[Diggstown][1992], con James Woods, Louis Gossett, jr., Bruce Dern) perchè non di gran successo, fino ai '90.
"Che botte se incontri gli orsi" non è solamente uno dei migliori film sportivi del suo tempo(stagione 1976-'77 di titoli come "Rocky" di un altro "Maverick" rispondente al nome di John G. Avildsen, e "Colpo secco"[Slap Shot] di un altro dimenticato, George Roy Hill, e non so se mi spiego), ma al contempo riesce nella leggerezza dai difficili equilibri ben sottolineati dalla "Carmen" di Bizet, essere un "piccolo" gran film per ragazzi, che oggi sarebbe impossibile anche solo proporre, ad una major. Ragazzini che dicono frasi ridanciane come "questa per forza che non và, è una squadra piena di finocchi, negri, ebrei, drogati." Immaginate pure nel 2024 che purtroppo è una epoca di puro oscurantismo e autoritarismi delle minoranze, rispetto alla libertà relativa ma rispetto ad oggi enorme, del 1976.
Fu anche forse per questo dei suoi tanti aspetti non immediatamente visibili, uno dei film di più grande successo della sua epoca il 1976-1977, credo addirittura poco dietro a "La Febbre del sabato sera".
Poi il finale è veramente bello, con Matthau che rinuncia alla vittoria facendo giocare le riserve che non giocherebbero mai-e non certo per il volere del "Presidente" il grande Ben Piazza- e perdendo così di una inezia due punticini all'ultima base, contro la Squadra di Morrow che riversa i suoi fallimenti e le sue inevitabili frustrazioni, rabbie da adulto, sul figlio e nello sport. Splendida la scena dell'ammutinamento contro il padre di quest'ultimo dopo essere stato schiaffeggiato davanti a tutti e alla madre, rinunciando a lanciare la palla e facendo conquistare fino alla terza base di gioco alla squadra degli Orsi. Finale educativo come pochi, quando invece Matthau/coach Buttermaker capisce che ora persino lui tra una lattina di birra e la successiva può addirittura essere d'esempio alla gioventù, e di come dovrebbe essere lo sport e ovviamente non è, per i suoi valori fondanti, senza pedagogismi urlati e didascalicamente sottolineati di continuo. Invece troppo spesso appunto dimenticati e traviati per un agonismo aggressivo e di offesa all'avversario, anche a livello giovanile e cosa che è un delitto nel delitto, un pò fine a sè stesso. Immaginate un finale del genere in un film di oggi, dove il trionfo e la vittoria, il finale positivo e consolatorio di una vita piatta, è piu che mai d'obbligo.
Jackie Earle Haley attore ragazzino in un film di enorme successo in Usa ma anche in Italia, addirittura così grande nel 1977 che entrò fra i primi dieci, ed è anche uno dei pochi attori in erba che è riuscito a diventare anche da adulto un interprete solido e rispettato, dalla carriera senza soste anche in titoli molto molto importanti. Specializzatosi in parti da cattivo, perché c'è da dire che come a volte succede, da adulto si è parecchio meno "levigato". Però si riconosce benissimo. E' rimasto piuttosto basso.
Sugli scudi anche Tatum O'Neil allora reduce da "Paper Moon", che tirava al botteghino.
John Nada
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