Regia di Mike Flanagan vedi scheda film
Il gioco di Gerald è l'ennesima prova di quanto il genere horror sia adatto per raccontare il torbidume dell'animo umano, soprattutto nelle sue derive più tristi (nella più ampia concezione possibile del termine). Una prova tanto concettuale quanto estetica, grazie alla regia ispirata di Mike Flanagan che dà il suo meglio nelle allucinate scene mentali della protagonista, di gusto puramente surreale e decisamente inquietanti.
Lo spunto narrativo non è dei più originali, dato che l'immobilità del protagonista come pretesto per un faccia a faccia con gli spettri del passato è un soggetto già visto (come nel nostrano Mine), anche se va tenuto conto che il libro di Stephen King da cui il film è tratto risale al 1992. Detto ciò, Il gioco di Gerald merita almeno una visione per due motivi. Innanzitutto, l'atmosfera generale riesce a richiamare la narrativa dell'autore del Maine: da un generale senso di mondo malato, prossimo alla morte, a sparse visioni conturbanti. Secondo, la messa in scena rimanda al teatro dell'assurdo ed è retta da una Carla Gugino istrionica e convincente. Una promozione netta per l'autore di Oculus, che sfrutta al massimo le peculiarità del genere e, rovesciando l'animo della protagonista su un cielo ad ampia campitura rossa, complice un'eclissi solare e psicologica, suggerisce una possibile rivalutazione: horror neoromantico?
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