Regia di Bryan Singer vedi scheda film
Biopic troppo convenzionale per il suo protagonista, scorre e intrattiene senza cadute di stile , emoziona nelle parti in cui la musica prende il sopravvento, ma non osa abbastanza per rendere giustizia alla vita di Freddie Mercury.
Film scorrevole, ma molto (troppo) convenzionale, il biopic su Freddy Mercury intrattiene senza stancare per la sua durata di oltre due ore, con uno stile piano che sarebbe stato adatto ad una figura meno clamorosa di quella del frontman dei Queen , una personalità talmente strabordante di talento e carisma e dalla vita talmente esagerata che avrebbe richiesto che la sua esistenza venisse raccontata da una pellicola molto più audace e fuori dagli schemi. Tralasciando le libertà che si prende con la storia a fini “drammatici” (gli scontri coi produttori che pare non ci siano stati, l’incontro con Jim Hutton, che non ha in realtà mai lavorato cameriere nella sua villa, il fatto che in realtà i Queen non si sciolsero mai come il film pare suggerire, la diagnosi di AIDS che arrivò solo nel 1987, due anni dopo il Live Aid, questo probabilmente un espediente narrativo per non trascurare il tema della malattia, ma terminare comunque la storia con un momento trionfale), il problema è che Bohemian Rhapsody tratta la vita di Freddie Mercury con affetto cauto, felice di giocare all'interno delle regole, quando descrive un uomo che ha fatto proprio l’opposto.
Anche la sessualità di Mercury è affrontata con una certa pruderie, alludendo alle parti potenzialmente più “scabrose” senza mostrarle ed affidando uno spazio che pare francamente eccessivo alla prima fidanzata Mary Austin, anche dopo la fine della loro relazione ( sì, lo so che Mercury rimase legato a Mary fino alla morte e che le lasciò la casa e una buona parte della sua eredità, ma in questo film ci sono diverse cose lasciate fuori cosicché il numero di scene riservate a Mary, così come di inquadrature dedicate ai gatti del cantante, sembra proprio eccessivo).
Il protagonista Rami Malek, seppur si sforzi di non sfigurare e dimostri un notevole talento per rendere credibile il playback, obiettivamente non ha il phsysique du role per interpretare Freddie.
Le parti ove la musica prende il sopravvento sono ovviamente le migliori, con la divertente creazione del brano che dà il titolo al film, e soprattutto con il gran finale, dove l’audio originale del Live Aid del 1985 si accompagna ad una bella resa registica della ricostruzione dell’evento benefico. La ricreazione di 15 minuti dell'emblematica performance di Wembley è il momento clou del film, e gli consente di terminare con una nota alta (il film non si addentra negli ultimi anni della vita di Mercury e quindi non tratta dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute e della morte).
Certamente l’iter travagliato del progetto di biopic, che doveva inizialmente essere interpretato dal fisicamente più adatto Sasha Baron Cohen e che poi ha visto l'avvicendarsi di registi con il licenziamento in corso di Bryan Singer, non ha giovato al risultato, che rimane comunque dignitoso, ma non all’altezza del suo protagonista.
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