Regia di Bryan Singer vedi scheda film
Una porcata democristiana del genere non poteva che andare in prima serata su Rai 1, così il caro Bohemian Rhapsody di Brian Singer (2018), alla fine me lo sono puppato anche io a distanza di tempo, restando oltremodo sconcertato dal risultato finale, che purtroppo non saprei a chi ascrivere le maggiori responsabilità, posto che Brian Singer fu solo l'ultimo dei registi avvicendatasi al progetto dopo che vennero scartati dalla produzione (in cui erano coinvolti Brian May e Roger Taylor, il che doveva far sospettare già alcune magagne), per poi essere cacciato e sostituito da Fletcher, che dirigerà la parte restante e la post-produzione, a seguito dei vari scandali sessuali saltati fuori in piena caccia alle streghe, tanto che tutt'oggi sono ben 3 anni che non abbiamo più sue notizie dal punto di vista professionale, ma visto il fiuto nello stipulare i contratti, il buon Singer s'è ficcato in tasca ben 40 milioni dati gli enormi incassi registrati dalla pellicola e si starà godendo il malloppo in qualche isola sperduta nel mondo alla faccia dei criticoni, mentre noi poveri idioti ci scanniamo sui Queen e su questo film di merda; perchè si, Bohemian Rhapsody non può avere altre definizioni se non quella, poichè ci si ritrova innanzi ad una bufala storica immane, come ben spiegato da altri utenti evidentemente fan o comunque esperti di musica, profondi conoscitori quindi dei retroscena dei Queen, tremite le biografie, l'utente Leman giunge addirittura a sostenere come le uniche due cose veramente accadute nel film, riguardino fondamentalmente il ritiro in campagna per lavorare all'album A Night at the Opera ed il Live Aid finale a Wembley del 1985, il resto sarebbe tutto inventato di sana pianta.
Leggendo pareri critici in giro, è unanime l'invettiva contro l'opera per aver malamente rappresentato la sessualità del cantante (ma qui ci arriviamo dopo sull'omofobia del film) e per essere stata ben poco fedele alla realtà dei fatti, anche critici rinomati del web come Frusciante, hanno demolito punto per punto ogni singola balla, il che porta a pensare che l'opera andrebbe presa come un mera agiografia sulla figura dei Queen (gruppo reazionario fin dal nome dedicato alla regina), per tramandare alle nuove generazioni una versione laccata e ripulita della propria immagine; d'altronde è noto come la band amasse essere celebrata e riverita dai suoi "sudditi", nonchè stare sempre in alto sull'onda della popolarità grazie al fatto di seguire le mode del momento, quindi l'invenzione rientra perfettamente nel DNA di tale gruppo musicale, che grazie a tale opera è riuscito ad imporsi nuovamente presso le nuove generazioni, che hanno eletto Freddy Mercury e la band ad oggetto di culto, lavoro perfettamente riuscito, vagonate di dischi venduti nuovamente ed il nome dei Queen è ritornato ancora a risplendere nel nuovo millennio, nonostante la morte del loro leader, che se la morte ha reso una leggenda, il film, lo farà assurgere al rango di mito, se ci si basa solo su di esso.
Un film non è un documentario si sono difesi coloro che hanno lavorato all'opera, concordo con ciò, se serve per esigenze narrative, si possono alterare degli eventi o accorpare delle situazioni, a patto che vi sia un intento sensato alla base per fare ciò, ma con Bohemian Rapsody alla fine della visione l'alterazione dei fatti a cosa ha portato? Cosa sappiamo veramente della vita e dell'uomo Freddy Mercury? Nulla di nulla.
Trascurabilissimo è il rapporto tra il cantante e la band in relazione alla musica che facevano, nonchè il processo creativo alla base di essa ed il legame con la propria arte, niente di tutto questo traspare dal film, che eclissa gli esordi della band con gli album Queen I e Queen II, citando di sfuggita giusto Sheer Heart Attack, per passare velocemente a The Night at the Opera, che contiene la celebre quanto sopravvalutata Bohemian Rhapsody (le scritte sulle stroncature critiche che appaiono nel film a mo di presa per il culo, in realtà ci videro lungo sulla canzone, costruita su un giro scontato, iper-barocca, un patchwork mal assemblato di troppe cose e senza idee), la quale tra l'altro venne apprezzata molto dal loro produttore (qui sostituito da un personaggio di fantasia), quando invece nel film è ostile ad essa, con inutili sottolineature giusto per far apparire i Queen come gruppo all'avanguardia, quando fin dal nome non hanno fatto altro che cercare il consenso del pubblico senza mai fare nulla di artistico (infatti i loro album sono delle sole vere e proprie, poichè su 10-12 canzoni, forse due o tre sono ascoltabili solitamente, il resto tutti riempitivi spazzatura e quindi furti alle tasche dell'ascoltatore, il quale farebbe bene a comprarsi il Greatest Hits I-II-III dei Queen, lasciando perdere l'acquisto dei singoli album, perchè siamo innanazi ad una band da singolo). Il montaggio spara una hit sonora dietro l'altra, combinando mediocri scritte volante sulle località dei loro tour (oscena come scelta tecnica), cercando di raccontare il privato di Freddy Mercury (gli altri componenti della band non esistono), ma con mano grossolana, cercando di censurare il più possibile il fatto che il cantante fosse omosessuale (non invece bisessuale come rivela alla moglie Mary), eclissando sulle frequentazioni nell'ambiente gay, le feste, le orge, il largo consumo di alcool e droga di cui erano far uso, dandone così un'immagine ripulita e limpida, formato famiglia, dove l'omosessualità viene vista in senso negativo, tanto che dal momento in cui è consapevole di essa, egli assume comportamenti meschini nei confronti altrui, beccandosi l'AIDS meritatamente (il messaggio del film è questo, purtroppo, siamo rimasti agli anni 80'-inizio 90', quando la malattia era legata esclusivamente agli omosessuali e si faceva credere che gli eterosessuali ne fossero immuni, con il risultato di fare una strage per disinformazione).
Bohemian Rapsody trasforma i quattro componenti dei Queen ed il suo leader in supereroi, togliendo ogni lato umano, pensando che le zone d'ombra e gli sbagli commessi, siano da evitare perchè altrimenti rendono i personaggi controversi, quando nelle loro ambiguità, rendono tali leggende degli esseri umani a tutti gli effetti con i loro vizi e virtù; l'opera di santificazione angelica, non può che concludersi con la ricostruzione finale del Live Aid di Wembley (dove alcune band non li volevano, no perchè avessero presentato la domanda tardi, ma per il fatto che erano razzisti visto che avevano cantato in Sud Africa a Sun City, nonostante il divieto) , dove il nostro Freddy rimbrotta il padre (che dopo i primi 10 minuti di film non ha più cagato), dicendo che canterà per salvare l'Africa gratuitamente (sentito ringraziamento ai musicisti anti-sistema che evitarono di prestarsi a tale buffonata), con annessa salvezza del continente nero, che raggiungerà e supererà la somma prefissata, proprio nel momento in cui i Queen cantano sul palcoscenico nei 20 minuti a loro dedicati, dove nel montaggio di Ottley, nella ricostruzione scenografica e nelle movenze degli attori, riprendono con assoluta fedeltà l'esibizione fatta dalla band che potete trovare in vari DVD o su youtube anche (il che rende l'operazione interessante ed inutile al medesimo tempo). Le critiche negative verranno spazzate via dal box office che farà dell'opera il più grande successo di un biopic musicale, oblunando le menti dell'academy, che tributerà al film ben 5 nomination agli oscar con quattro vittorie, tra cui montaggio e miglior attore protagonista per un mediocre, caricaturale e macchiettistico Rami Malek, che darà il peggio di sè nell'interpretare il cantante scomparso con una dentiera ridicola, quando il grandissimo Gian Maria Volontè, con soli due tocchi di trucco riusciva ad essere credibilissimo nei panni di personaggi realmente esistiti restando al contempo sempre perfettamente riconoscibile, ma forse quel mediocre di Malek manco sa dell'esistenza del più grande attore del mondo; in effetti mi scuso per averlo citato, anche se per demolire un attore mediocre quanto sopravvalutato, che purtroppo appesta la recitazione della settima arte.
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