Regia di Boris Barnet, Fëdor Ozep vedi scheda film
Film la cui visione richiede oltre che una sana curiosità verso il non ordinario anche una predisposizione al lasciarsi trascinare ed assecondare la goffa? o megalomane? o inguenua? verve romanzesca del regista.
Lo spirito di sacrificio è richiesto non tanto dalla lunghezza (oltre 4h l'opera integrale) bensì dal soggetto volutamente ma eccessivamente artificioso (che sin dall'ambientazione iniziale in una fantomatica Littletown negli Usa strappa un sorriso..):
un complotto ordito da una presunta Organizzazione (esule negli Usa) contro l'opprimente regime Bolscevico in nome della salvaguardia della Cultura (sembra il plot di un futuro James Bond? senza ovviamente poterne imitare il ritmo nel suo disvelamento)
Spunto che presta facilmente il fianco a una evoluzione degli eventi la cui improbabilità e casualità se pur singolarmente presa risulterebbe quasi gradevole nel loro incedere senza soluzione di continuità diviene un pò indigesta.
Apparentemente le vicende inducono i personaggi ad incontrarsi continuativamente come se Littletown e dintorni prima e l'immensa Russia poi (durante l'attuazione pratica del piano) siano semplici microcosmi (obbligato espediente narrativo per garantirsi un fil conduttore)
ove come marionette si muovono una serie di personaggi assurdamente ignari del loro ruolo nella vicenda e dell'effettiva identità di ciascuno di essi (la miopia della protagonista Vivian Mend e Arthur Storn non pare credibile a lungo andare).
In questo scenario forse poteva esser valorizzata qualche "porta girevole" quale avrebbe potuto esser la colluttazione tra il "doppio" ingegnere Berg (perchè non far sopravvivere il vero Berg e renderlo "infiltrato" lui stesso? un modo per finalizzare l'irrealtà al render brillante e non monocorde la trama) e invece il tutto scivola un pò nell'assurdo involontario (il corpo gettato in mare al largo riappare vivo e vegeto dopo 30min sul molo) e nel goffo (in fase di presentazione il figlio di Vivian e Arthur Storn si scambiano un "John" e un "caporeparto Johnson") in cui emerge la simpatica figura quasi fantozziana di Hopkins.
Laddove si sia disposti a scendere a patti ed inforcare per la visione gli occhiali giusti sinceramente le oltre 4h scorrono sorprendentemente veloci e si è disposti a riconsiderare il film alla luce del contesto cinematografico in cui si colloca e classificarlo come coraggioso polpettone spy-thriller (per quanto anestetizzato) fuori dagli standard dei tempi.
In alternativa orientarsi su altro.
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