Regia di Boris Barnet vedi scheda film
Il regista dell'immortale "Sobborghi" racconta in poco più di un'ora la storia di due giovani mandati a lavorare presso un kolkoz sul Mar Caspio, dove giungono naufraghi a causa dell'affondamento del traghetto che li doveva condurre a destinazione. Sul posto entrambi s'innamorano della bella Masha, capo della squadra femminile del kolkoz. "Vicino al mare più azzurro" non è assolutamente all'altezza di "Sobborghi", anche perché il periodo comincia ad essere quello di maggior chiusura staliniana, e anche perché la storia non ha il pregio dell'originalità. Però Barnet, qui affiancato dallo sconosciuto Mardanin, sa raccontare qualunque tipo di storia e pur entro i limiti, chissà quanto sinceramente condivisi, dell'esaltazione dei valori del comunismo (che qui comprendono anche la fedeltà in amore), la narrazione regge bene, grazie allo humour che sa infondere - magistrale la scena in cui Yussuf viene portato in trionfo malgrado le sue proteste - e grazie a un sentimento panico della natura: qui è il mare, fin troppo benigno, che decide della vita delle persone, e come manda a destinazione i due amici (un po' Stanlio&Ollio e un po' Martin&Lewis), così restituisce al kolkoz la contesa Masha. È da notare l'assortimento dei due protagonisti, il biondissimo Aliosha, tipico russo bianco e il moro Yussuf, di probabili origini islamiche, a simboleggiare l'unione anche etnica dell'Unione Sovietica. Eccellente la fotografia di Mikhail Kirillov.
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