Regia di John Carney vedi scheda film
Jonathan ha 19 anni ed è rimasto orfano di entrambi i genitori; tenta il suicidio, fallisce e finisce in manicomio. Qui conosce Rachel, un’altra paziente, con cui nasce una relazione molto contrastata.
Terza regia per John Carney, a neppure 30 anni (classe 1972), e prima in solitaria dopo aver condiviso la macchina da presa con Tom Hall per November afternoon (1996) e Park (1999); coprodotto da Jim Sheridan, On the edge è una storia difficile dalle risoluzioni fin troppo facili. Si intende con ciò dire che la sceneggiatura dallo stesso Carney firmata insieme a Daniel James indaga su tematiche oscure e profonde quali la depressione e il suicidio, virando però spesso verso compromessi logici che indeboliscono personaggi e situazioni; ad esempio vedasi la struttura schematica di rapporti umani che attende il protagonista (un non impeccabile Cillian Murphy, sostanzialmente monoespressivo) all’ingresso nella clinica: Rachel (Tricia Vessey) la ragazza da conquistare; Toby (Jonathan Jackson) l’amico/spalla e Nick (Tom o’ Suilleabhain) l’antagonista. In definitiva la pellicola gode di una buonissima scorrevolezza dal punto di vista narrativo, complice anche la contenuta lunghezza (neppure un’ora e mezza, titoli compresi) e offre come ulteriore pregio una colonna sonora densa di momenti rock che annoverano pezzi dei Pixies, dei The Jam e così pure degli irlandesi – conterranei del regista – Therapy? (loro è il commento musicale al momento forse meglio riuscito del film: God kicks, nel pre-finale); per quanto riguarda invece i contenuti e la recitazione, le falle non sono poche. Carney si rifarà molto presto, comunque: il successo internazionale arriverà con l’opera successiva, Once (2006). 4/10.
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