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Che botte, ragazzi!

Regia di Bitto Albertini vedi scheda film

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La recensione su Che botte, ragazzi!

di scapigliato
8 stelle

Conosciuto da sempre come "Il Ritorno di Shanghai Joe" viene oggi ricordato per lo più come "Che Botte Ragazzi!". Certo questo secondo titolo magari aiutava il pubblico del 1974 a vederci un'avventura alla Bud Spencer e Terence Hill visto gli aspetti fisici dei due presonaggi (anche se uno è un cinese), e le varie scazzottate che sono la vera colonna sonora del film. Mentre il primo titolo voleva allinearlo con il precedente capolavoro di Mario Caiano, che sull'onda di "5 Dita di Violenza" girò nel '73 il mitico "Il Mio Nome è Shanghai Joe", il secondo voleva sottolinearne il registro comico. Va detto poi che l'unico punto di contatto tra il film di Caiano e quello di Bitto Albertini, oltre il nome del protagonista cinese, è la presenza di Klaus Kinski, che diede un contributo notevole alle due pellicole. Il suo ruolo, ampliato rispetto al mitico Scalper Jack del film di Caiano, è quello del cattivo Mr. Barnes, dieci o venti spanne superiore agli altri interpreti. La classe non è acqua, anzi è proprio petrolio! Visto che il film di Albertini è incentrato su un fiume di petrolio che scorre sotto un devastato paesino di messicani tra i quali Attilio D'Ottesio. Kinski ha dalla sua un talento e un istinto naturali che lo portano ad "essere" anche davanti alla macchina da presa. La sua isteria del gesto non è teatrale, ma nemmeno cinematografica. E' una terza via, quella del mito attoriale, che solo i grandi conoscono, o forse, fortuna loro, hanno dentro di loro dalla notte dei tempi. In definitiva Albertini confeziona un film più che discreto, nulla a che vedere con il posticcio di "I Vendicatori dell'Ave Maria", chiudendo così decentemente la sua parentesi western. Anzi, c'è da dire che nonostante un avvio di pellicola molto farsesco (il cinese scusate è insostenibile, nulla a che vedere con l'originale Shanghai Joe di Chan Lee), il film prende poi dei tratti molti duri, con toni anche sadiani, soprattutto nella sparatoria finale dove il gigantesco Kinski, forse di sua iniziativa o forse sguinzagliato dal regista, ci sorprende tutti introducendo nel film-commedia un tentativo di stupro molto animalesco e crudo. Il tutto si chiude con il confronto finale tra lui e Shanghai Joe, anche questo reso molto bene. Un film da rivalutare, rititolare e riconsiderare. Da rivalutare perchè è notevolmente superiore al precedente film di Albertini; da rititolare con "Il Ritorno di Shanghai Joe"; e da riconsiderare perchè non più western-commedia, ma spaghetti-western duro e puro.

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