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Che botte, ragazzi!

Regia di Bitto Albertini vedi scheda film

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La recensione su Che botte, ragazzi!

di mm40
2 stelle

Più che rifarsi al precedente western di Albertini, Crash! Che botte, strippo strappo stroppio (1973, come è evidente uno dei titoli più idioti mai sentiti per un film), questo Che botte ragazzi! pare una continuazione de Il mio nome è Shangai Joe (sempre 1973), diretto da Mario Caiano e con la stessa accoppiata Chen Lee (sempre nei panni di Shangai Joe) e Klaus Kinski (il cui personaggio invece è differente fra le due pellicole); in effetti il film di Albertini si trova anche con il titolo de Il ritorno di Shanghai Joe (questa volta con due H!) e fra gli sceneggiatori compare proprio Mario - anzi Mariano, ma sempre di lui si tratta - Caiano. Inutile perdere tempo su queste piccolezze? Forse, ma considerando lo spessore infimo del film e la banalità della sua trama (in sceneggiatura ci sono anche il regista e Carlo Alberto Alfieri), tanto vale cercare qualcosa di più interessante su cui soffermarsi: perchè si sa già perfettamente che Kinski si dedicava per denaro a sottoprodotti simili; perchè non costituisce novità la contaminazione dei generi, che qui intacca il western con la commedia e il film di arti marziali orientali; perchè non è di alcun rilievo neppure il tentativo di plagiare i duetti Spencer / Hill, già clonati dall'anno precedente nella serie (squallida) di Simone e Matteo (il primo titolo è Carambola, 1974, regia di Ferdinando Baldi). Insomma, al di là di Kinski e di qualche divertente scena di azione, poco rimane da segnalare e da vedere in questo Che botte ragazzi!; anche le musiche di Mauro Chiari scimmiottano - ma a loro modo piacevolmente, senza scadere nel clone totale - le colonne sonore dei fratelli De Agelis. 3/10.

Sulla trama

Far west. In una proprietà ritenuta povera viene rivenuto petrolio: il terreno sarà conteso fra vari personaggi poco affidabili, fra cui un pistoler energumeno e un cowboy orientale che lotta a colpi di kung fu.

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