Regia di Dan Gilroy vedi scheda film
La regia di taglio classico è funzionale a dar voce ai travagli che consumano il protagonista e la densità emotiva e contenutistica della vicenda è lodevole.
Esiste una giustizia? Fortunatamente sì. Ma di certo non è quella perpetrata dai tribunali. E men che meno è la legge di Dio. L'unico giudice con cui si ha il diritto e il dovere di confrontarsi è la propria coscienza. Il senso di colpa è la sua bieca condanna, la pace dell'anima il suo dolce perdono. A rendersene conto, dopo un lacerante cammino interiore di afflizioni, bilanci di vita, scelte avventate, riflessioni disilluse, boati di rabbia e ripensamenti, è un vecchio avvocato idealista, sempre più stanco di lottare strenuamente per amore di valori che nessuno condivide (più): onestà, coerenza, rettitudine morale. "La purezza non è fatta per questo mondo", sentenzia disperato. Almeno fino a quando non realizza che quella battaglia è la sola cosa rimastagli a dare serenità e spessore alla sua esistenza. Rispetto a Lo sciacallo (suo debutto in cabina di ripresa), il secondo lavoro di Dan Gilroy è passato – purtroppo – in sordina. Eppure, la regia di taglio classico è funzionale a dar voce ai travagli che consumano il protagonista (un Denzel Washington magistrale, che agguanta l'ennesima nomination ai premi Oscar) e la densità emotiva e contenutistica della vicenda è lodevole, sebbene la sceneggiatura (dello stesso Gilroy) non escluda saltuari sbrodolamenti. Ma di fastidiosi didascalismi o di tirate retoriche non vi è neppure l'ombra. E il bravo Colin Farrell è una solida garanzia.
Colonna musicale assortita (da James Newton Howard) coi brani ascoltati da Washington in cuffia.
♥ OTTIMO film — Voto: 8
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta