Regia di Dan Gilroy vedi scheda film
Dan Gilroy, sceneggiatore con alti e bassi (Kong: Skull Island, Real Steel, Rischio a due, ma purtroppo anche Bourne Legacy) dopo il folgorante esordio de “Lo sciacallo”, fa appello a tutto il suo senso civico e gira questo “End of justice” , storia di un avvocato idealista , uno sgobbone tutto cervello, un manovale del diritto che si lascia tentare da un’azione illecita.
Il film fa la voce grossa, si riempie di parole come diritti civili e rivoluzione, ma cade maldestramente nel tratteggio dei caratteri. Roman Israel (interpretato da Denzel Washington) è una figura portata al limite, con sfumature grossolane che diviene quasi caricaturale nel voltafaccia morale che sceglie di assecondare. A non convincere infatti è proprio il percorso emotivo del protagonista (pensato appositamente per l’attore afroamericano, la cui interpretazione straborda e fuoriesce da ogni fotogramma), la cui coscienza è affidata alle parole dell’ amica Maya (Carmen Ejogo), personaggio di “luce” fra la foschia etica del sistema.
C’è di buono che Colin Farell dopo tanto tempo azzecca film e ruolo, dando vitalità ad una trama lineare grazie ad un interpretazione brillante e piena di chiaro/scuri.
E comunque resta la passione fisica di Washington per il personaggio e del regista per la materia, un impegno civile che riconduce tutto ad una questione di scelte.
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