Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Un film favoloso, con un finale da lacrime..
La giovane vedova Lucy Muir (G. Tierney) si trasferisce in una villa in riva al mare, appertenuta a un capitano di marina.
La casa è abitata dallo spettro del capitano (R. Harrison) e la signora Muir ne fa presto conoscenza.
E incredibilmente i due diventano ottimi amici e tra di loro nasce un particolare rapporto.
Un film indimenticabile, divertente e malinconico allo stesso tempo, incentrato su un amore praticamente impossibile, vero esempio di "amor fou", e accostabile a diverse opere coeve come "Il ritratto di Jennie" di William Dieterle oppure "Sogno di un prigioniero" di Henry Hathaway.
In realtà non è facile classificare questo film, perché appare come la contaminazione di diversi genere cinematografici: l'inizio si direbbe quasi da film horror, mentre poi la storia vira verso il dramma, ovviamente con venature surreali, ma anche con tocchi di humour tipicamente inglese.
Ma "Il fantasma e la signora Muir" in realtà è un potente film romantico, la storia di uno struggente amore che va oltre i confini del tempo e soprattutto della realtà, un amore tra una persona sola e un essere che non esiste, un fantasma; due figure antitetiche, la pia signora Muir e il burbero capitano, ma tra le quali, dopo tanti battibecchi, sboccerà l'amore.
La genialità di Mankiewicz si vede poi anche nel modo in cui gioca sul confine tra realtà e immaginazione, ricreando un'atmosfera "fantastica" nel vero senso della parola, che avvolge tutta la vicenda conferendogli uno straordinario fascino. Merito anche di una magnifica sceneggiatura (che contiene una serie di frasi chiave, ad esempio: "Ma io esisto, io sono qui perché tu credi che ci sia. Continua a crederci, ed io esistero' sempre per te." oppure: "Si è spesso molto più soli tra la gente che in compagnia di sé stessi.. anche quando è gente che si ama.") e di una un cast di attori in stato di grazia: una splendida Gene Tierney e un indimenticabile Rex Harrison, entrambi in una delle loro performance più pregevoli (ma c'è anche un grandissimo George Sanders in un ruolo secondario ma non meno importante).
Adeguata colonna sonora del mitico Bernard Herrmann, futuro collaboratore di Hitchcock, suggestiva la fotografia in bianco e nero di Charles Lang, e varie scene d'antologia, tra le quali un finale semplicemente favoloso, da brividi, nel quale i due protagonisti possono finalmente congiungersi, stavolta per l'eternità.
Tutti questi elementi contribuiscono a rendere questo film toccante, delizioso, un vero capolavoro, esempio di un tipo di cinema che non si riesce più a eguagliare, del quale pare essersi perduto lo stampo.
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