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Loro 1

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Loro 1

di sasso67
4 stelle

[Di seguito inserisco un solo commento per Loro 1 e Loro 2] Lo so che non sempre è il caso di fare confronti tra film diversi, anche tra quelli di uno stesso autore, ma la domanda sul perché, per esempio, Il divo sia un film riuscito e Loro invece no, sorge spontanea. L'ipotesi di risposta secondo me più accreditata risiede proprio nei soggetti al centro dei due film. Ad un regista filosofo come Sorrentino è assai più congeniale la figura enigmatica, sfuggente, piena di ombre e di vuoti da riempire, di Giulio Andreotti rispetto a quella debordante, esibita in gran parte sotto i riflettori ed in parte raccontata da inchieste e processi, di Silvio Berlusconi. Per quest'ultimo, sarebbe stato più idoneo, forse, una sorta di film-barzelletta, incentrato sulle varie figure di merda dell'ex Cavaliere, dal kapò al cucù, dal «Mister Obamaaa...!» con conseguente rimbrotto della regina d'Inghilterra al bunga-bunga, da Noemi Letizia a Ruby Rubacuori, dalla Minetti alla mela che sa di culo e poi le olgettine, la pompetta, il premier ceco col pisello al vento, papi, Dudù e così via. E forse questo film, con un titolo diverso, avrebbe dovuto essere diretto da un Vanzina (Dio l'abbia in gloria), con Boldi al posto di Servillo. E invece Sorrentino ha scelto un altro tono, che annovera sì una serie di episodi immortalati da TV e giornali, ma quasi fossero una sorta di grotteschi fioretti francescani, come per esempio il miracolo della dentiera dell'Aquila a tener luogo di quello del lupo di Gubbio. E poi, a voler essere pignoli, in un film dell'autore del Divo e della Grande bellezza ci sono troppi culi e troppo poca filosofia: "troppo poca trama!" - per parafrasare un celebre giudizio critico a suo tempo dato da Benigni su un film pornografico. Così, sparisce di punto in bianco il personaggio di Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) che all'inizio sembra essere un - se non il - personaggio centrale del film. Anche perché, ancora una volta, il "film su Berlusconi" è in realtà un film su "loro", cioè i pagliacci, i nani e le ballerine della variopinta corte, che poi siamo "noi", anche quelli come me che non hanno mai creduto alle parole dell'inventore di Forza Italia. Non dico che "loro" sia il popolo italiano, qui impersonato soprattutto attraverso alcune metafore come quella della pecorella d'inizio film, uccisa dallo sbalzo termico dovuto al freddo artificiale della villa sarda di Berlusconi o, più ancora chiaramente, da Veronica, la moglie, che, dopo circa trent'anni di innamoramento succube, si accorge finalmente che il re è nudo e gli sputa in faccia tutte le verità che nessun amico, nessun avversario politico e nessun giornale ha mai avuto il coraggio di dire al vecchio marpione.

Se si eccettua l'origine della sua fortuna (cui accenna Veronica nel film), la vita di Berlusconi è troppo carente di vuoti da riempire, per consentire a un regista filosofo di inserirvi i propri significati: è stata tutta giocata sotto i riflettori o portata alla luce dai processi e quindi assai povera di spunti di riflessione, che non siano relativi alla meschinità di tanti uomini e donne pronti a prostituirsi - sessualmente e non - per i soldi o per una fettina del potere o della celebrità che il gran sultano di Arcore poteva garantire. Oltre tutto, non giova al film la possibilità di dire alcuni nomi con l'obbligo di mascherare altri personaggi dietro nomi di fantasia, con la conseguenza inevitabile che lo spettatore perde tempo a scervellarsi su chi sia il riferimento reale di questo o quel personaggio.

Mi sembra che oramai Sorrentino si diverta fin troppo a girare scene di balli in discoteca, come succedeva nel Divo, dove poteva anche essere divertente assistere alle danze scatenate di Cirino Pomicino e di altri potentati democristiani. La grande bellezza, poi, metteva in scena una città ormai diventata una enorme pista da ballo: al suo bordo stavano sempre personaggi cinici e annoiati, del tutto disinteressati non solo ai tormentoni martellanti che facevano ballare decine di forzati al divertimento, ma anche alla grande bellezza di cui si intravedeva qualche sprazzo.

Il Berlusconi di Loro sembra animarsi soltanto quando canta accompagnato da Apicella, mentre è passivo in quasi tutti gli altri momenti, è falso anche nelle citazioni filosofiche e non dà quell'impressione, ricavata invece dalle inchieste e dai programmi verità, come Un giorno in pretura, di finalizzare tutta la sua frenesia alle ficcate e fughe in do maggiore.

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