Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Gli italiani sono pecore (anarchiche scriveva il piduista Gervaso, uno dei protetti di Lui nei palinsesti notturni mediaset). L’inizio di LORO è subito genio sul rapporto italiani-massa ed effetti (collaterali) televisivi. Una reinvenzione di un quiz di Mike Bongiorno con televendita incorporata è sintesi perfetta del mondo televisivo berlusconiano. “Chiedi a Mike” è anche l’unico programma culturale prodotto dalle reti del biscione, senza audio ovviamente, solo immagine - ricordo, nessun contenuto, roba da stramazzare al suolo il popolo pecora italiano. Il potere persuasivo e pervasivo dell’immagine. LORO sarà, come in THE NEON DEMON di Refn, monumento all’immagine, all’estetica dello sguardo e della rappresentazione visiva quale forma primaria di potere occulto e di vita stessa.
Paolo Sorrentino materializza con la sua visionarietà (in stato di grazia) un passato recente che, i tempi frenetici viventi, avevano rimosso. Le Olgettine, le vergini offerte al Drago, le cene eleganti, Lele Mora, Noemi Letizia, l’ape regina Began, Tarantini dalla Puglia con furore. Una fauna di parvenu e donnine. A questi si aggiungono gli immaginari (ma ispirati) Santino l’ex ministro poeta dalle camicie alla Formigoni (reso ancora più patetico da un grande Fabrizio Bentivoglio), Cupa Caiafa tra Brambilla e Santanchè, l’uomo che sa le cose Paolo Spagnolo (interpretato dal morettiano per eccellenza Dario Cantarelli), il Dio che parla con una voce filtrata, viene in 4 secondi e sa perdonare. Tutto documentato, tutto arbitrario recita la frase d’apertura di Giorgio Manganelli. Personaggi veri, presunti o inventati si incastrano in scene assolutamente geniali potenziate da brani musicali eccezionali. Nella seconda parte il sogno dei provinciali Sergio Morra e Tamara (gli ottimi Riccardo Scamarcio e Euridice Axen) si avvicina alla realtà. Da sogno in polvere (bianca) a sogno anfetaminico MD di ultima generazione. Una evoluzione plastica esaltata da techno e corpi incantevoli, amore libero e ammiccamenti paradisiaci. Lui appare, deve riconquistare Veronica e conquistare un fuoriclasse francese idealista. I toni si fanno morbidi e teneri, Toni Servillo straordinario (ancora una volta) e bravissima Elena Sofia Ricci (ripulita e malinconica a dovere). Lui istruisce il nipote alle bugie ben dette e da spacciare per verità. Lui ruba (e rovescia) la battuta al campione francese tutto non è mai abbastanza. Lui umilia Santino mostrando il lato cattivo del Cavaliere ex. Il privato è diventato pubblico con B. e il regista ne cristallizza l’essenza e le conseguenze. Finale romantico con il redivivo Fabio Concato che rimpiazza il melodico Apicella. Altra boutade che sa di rotocalco di casa Fininvest/Mondadori/Mediaset. Il Post-pop-moderno è in atto
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