Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Loro 1 (2018): locandina
"Tutto è documentato. Tutto è arbitrario".
Non è realmente ancora possibile esprimersi con una certa determinazione su una prima parte che, presa singolarmente, non sta in piedi da sola ma necessariamente dipende da quella conclusiva che, tra breve, avremo occasione di vedere. Questo, ovvero il ritorno in sala, almeno sperano e calcolano Sorrentino ed i produttori franco-italiani, ognuno dei quali (regista in testa) sa vendersi bene e celebrarsi meglio, e non ha caso ha scelto di dividere in due un film che, anche per durata, poteva tranquillamente essere sostenuto in un unico appuntamento cinematografico.
Loro 1 (2018): Riccardo Scamarcio, Euridice Axén
Loro 1 (2018): Fabrizio Bentivoglio
"Lui", tra l'altro, ma anche "dio", che poi coincidono senza ammetterlo, arrivano solo dopo un'oretta buona, in cui ci vengono narrate le fatiche di un operoso lestofante (un Riccardo Scamarcio assai in parte) a scalare gli ostacoli più inaccessibili per conoscere o almeno venire in contatto con "lui" e guadagnarsi in tal modo il paradiso terreno.
Poi arriva, Silvio, e come per il Divo ci bastano 5 minuti scarsi per adattarci al personaggio, accettando un Servillo camaleontico più che mai come e più del vero, originale "lui", personaggio mediatici quasi più che politico.
Non ci si aspetti la profondità di veduta e di scrutare presenti nel sagace e sfrontato La grande bellezza, né tantomeno, almeno per ora, lo scandaglio psicologico e satirico del politico al centro de Il divo.
Qui si resta in superficie, proprio perché il personaggio è di superficie. L'uomo che ha inteso fare cultura con i quiz di Mike, e dedicare spettacoli avvincenti alle casalinghe frustrate salvando loro i pomeriggi invernali spesi grazie a lui ad indovinare i prezzi "con l' Iva"(Zanicchi ovviamente, non con l'imposta), e poi paralizzando ogni fascia d'età semplucemente catapultando l'obiettivo in casa della gente come nella profezia orwelliana, grazie ai format dei reality, e con l'incanto irrinunciabile del calcio televisivo - è tutto e solo una superficie ammaliante che diviene qualcosa di primario, e quindi irrinunciabile.
Loro 1 (2018): Toni Servillo
Per questo l'approccio all'argomento da parte del film mi pare corretto, e coerente pure il raffronto tra il bestiario umano e quello animale, le cui specie svariate pullulano qui nella prima parte, tra pecore colpite da congestione, rinoceronti in fuga, e ratti giganti in grado di deviare rotte e creare incudenti da una simboluca cascata di rifiuti. E poi le donne, capitolo a parte, ma centrale: "non sarai mica gay? Sai pure io penso di esserlo per 1/3, solo che quella parte in me è lesbica".
L'esteriorita' è il calcio, è la donna giovane e disinibita, è la nuova droga che un appuntato divulgatore ci intrattiene con professionalità riguardo alle sue proprietà e caratteristiche: essa addolcisce, disinibisce e fa perdere o attenuare il senso critico: una manna per "lui" e le sue tv. Dio da tempo è la tv, che è calcio, reality, consenso e potere. E Sorrentino, ora più che mai ama la tv; la sua fortunata avventura con The young Pope lo dimostra.
Loro 1 (2018): Elena Sofia Ricci
Loro 1 (2018): Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak
Per questo mi pare coerente questa duplice operazione, che è una sorta di tv al cinema, ovvero una furbata coerente.
"-Cosa vuoi fare da grande?
- L'attrice.
- Di cinema o di tv?
- Perché non è la stessa cosa?"
In questo scambio si cela, a mio avviso, il segreto e, di conseguenza, la coerenza di questi "Loro".
Loro 1 (2018): Toni Servillo, Elena Sofia Ricci
P.S.: Sorrentino ama diversi cantautori che amo pure io, e la circostanza non può che influenzarono positivamente: dopo aver trovato un espediente assurdo per regalare ad una bellissima canzone di Nada Malanima una seconda giovinezza ("Senza un perché", il pezzo), ora è la volta di Fabio Concato; e la trovata del volpone d'un Silvio di ammaliare la Veeonica sul piede di guerra mettendo da parte quel truzzo di Apicella e chiamandi a corte l'autore di Domenica Bestiale, è un non-finale davvero felice.... se così si può dire....
...ovviamente, e per forza di cose, continua....e forse, ahimè, continuerà ancora.....
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Dopo i film di Sorrentino, non tutti, ma molti, inclusa la serie Young Pope, mi pervade sempre una sensazione di presa-per-il-culo che si articola in due fasi:
La prima è quella del fastidio, mi sento presa in giro perché dopo aver visto tante belle immagini e tanti personaggi interessanti mi manca la storia, mi manca il senso di tutto il circo che mi è stato presentato, mi mancano una giustificazione all'utilizzo di immagini simboliche che a volte risultano del tutto casuali, come la suora nana che fuma di Crozza-Sorrentino.
Seconda fase: l'insinuazione del dubbio. Nella seconda fase cerco di dare un senso a quello che ho visto e mi dico: ci saranno delle simbologie che non conosco, cerco altre possibili interpretazioni passando dalla storia dell'arte all'esoterismo, ma niente non ne vengo a capo neanche arrampicandomi sulle metafore più ardite e allora mi sento presa in giro per la seconda volta perché è come se Sorrentino mi desse dell'idiota perché non ho le conoscenze base per capire il suo linguaggio.
Insomma, forse sono stupida io, ma questo film mi ha infastidito oltre maniera, perché oltre a sembrarmi un bel contenitore vuoto ha portato all'ennesima potenza questa frustrazione nel non capire cosa può nascondersi sotto un altro livello di lettura.
Per non parlare di quanto mi ha infastidito la decisione di fare due film quando il primo poteva tranquillamente durare 40 minuti. Aspetterò il secondo per decidere ma credo che questa suddivisione più che un'esigenza artistica sia marketing.
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