Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film
Nuove pareti che piangono per Tsai Ming-liang. Non è di certo una novità che nelle sue opere gli ambienti parlino quanto gli esseri umani (anche esplodendo sottoforma di musical). Nel caso di The Deserted, mediometraggio in Virtual Reality, i luoghi diventano reali protagonisti, decadenze esplose in paesaggi naturali incontaminati. Torniamo praticamente nella stanza di Na ri xiavu (2015): fuori dalle finestre, un verde accecante e uggioso; dentro, un grigio ruvido e sgocciolante, sempre al confine fra stato solido e stato liquido. In questa esperienza che coinvolge (e sconvolge) letteralmente tutti i sensi a 360 gradi, un uomo malato che vive con la madre trova l'amore del fantasma di una donna, forse frutto della sua fantasia, e fanno l'amore in una grande vasca dove normalmente l'uomo si intrattiene con un grosso pesce bianco (quasi sessualmente). La donna diventa l'incarnazione umana di quel pesce, ma Tsai la isola subito dalla singola percezione del protagonista maschile, presentandola come apparizione alla finestra nella sequenza più strabiliante del film, quella che sfrutta al meglio la possibilità del VR. Finiamo a capofitto in una metamorfosi definitiva dell'oggetto del desiderio.
Se talvolta i personaggi misurano coi loro percorsi l'immenso campo visivo che concede il VR, altre volte si isolano sul fondocampo, oppressi dai vuoti che li circondano. L'amore dell'uomo e della donna è destinato ad essere una parentesi, immersa nella pozzanghera di un monsone, ma arricchisce d'altro canto i lunghissimi tempi morti che Tsai, lo sappiamo, non disdegna. Poi in questo caso particolare ci permettono di sondare tutto il campo che letteralmente ci avvolge: stanze vuote, scale sul punto di crollare, pareti ruvide che verrebbe quasi da toccare, bellezze ancestrali che riecheggiano, rimbalzano e ci investono in tremiti di sincera commozione.
Toccante, sperimentale, non nuovo per Tsai (Stray Dogs [2013] andava oltre), ma efficace nel ricondurre, come al solito, lo spettatore in pace coi propri sensi dopo averglieli messi in crisi tutti quanti.
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