Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film
Una didascalia si premura di informarci che nella marina militare americana non si è mai verificato nessun caso di ammutinamento: i fatti raccontati sono tutti inventati. Mi dà già fastidio questo mettere le mani avanti, come se fosse un delitto anche solo dubitare della lealtà degli eroi a stelle e strisce: in ogni Bounty di questo mondo si sta dalla parte degli insorti, ovviamente. E infatti la vicenda sembra procedere nella direzione giusta: MacMurray è un tantino viscido, è vero, ma in compenso Van Johnson ha l’aria sana e prende in mano la situazione in modo deciso. Poi arriva quel finale che stravolge le prospettive e che appare totalmente inaccettabile, perché basato su premesse false: il personaggio di Bogart è, con tutta evidenza, inadatto al comando, e non vale ricordare che una volta aveva chiesto l’aiuto dei suoi subalterni, perché l’episodio va considerato solo un ulteriore sintomo della sua instabilità mentale. Un film arruffato e ambiguo, che sta all’opera di Dmytryk come Fronte del porto a quella di Kazan: due strascichi irrisolti del maccartismo.
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