Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
Chaplin guarda alla Prima Guerra Mondiale a modo suo, cioè con il genio.
Il secondo e ultimo film che vedo per il 1918 è questo. A Chaplin veniva "rinfacciato", da alcuni, che non fosse pure lui in trincea, con i soldati; l'opera potrebbe quasi essere vista come una risposta a ciò, ma non fu così. Certamente l'argomento era delicatissimo, i giovani americani, come tanti altri giovani, la meglio gioventù, viveva in trincee, tra fango e topi, pronti a farsi inutilmente dilaniare dalle mitragliatrici nelle varie stupide sortite di quella guerra tatticamente idiota. Il rischio per Chaplin era alto, quello cioè alla fine di scontentare tutti, di fare gaffe, di prendere in giro ciò che non poteva e non doveva essere preso in giro.
Chaplin rispose da genio quale era, scegliendo una via addirittura più scomoda, fare cioè una commedia sulla guerra (!), che fu forse la prima commedia al cinema sulla guerra, nella Storia. Il risultato è quello che considero, fino al 1918, il suo migliore film.
Si parte dall'addestramento, che strappa riso e sorriso (c'è pure il sergente che grida alle reclute...anche qua il primo?); si continua con la vita in trincea, assolutamente non edulcorata, ma perfino esagerata, nella sua bruttezza, con il drappello di Charlot che, malgrado la camerata sia tutta allagata, in qualche modo, con una certa indifferenza, si fa la sua bella dormita. Chaplin sceglie insomma di calcare la mano, non nasconde nulla e anzi, dipinge le cose pure peggio di quello che erano. Ok, è vero, nessuno comunque si fa male, nel film, a differenza della realtà, ma lo spettatore ha ben presente, sempre, che sta vedendo una commedia, un'opera di finzione e questo viene ricordato di continuo, dalle varie gag.
Charlot è eroico, torna da una sortita nelle linee nemiche con la cattura, da solo, di vari soldati nemici e, all'ufficiale stupito che gli chiede come possa averlo fatto, risponde "Li ho circondati!", battuta destinata alla Storia del Cinema.
Il film, che è un medio metraggio, di circa 45', continua poi introducendo la Francia, con la Edna Purviance nei panni di una ragazza francese rimasta da sola in una casa diroccata e isolata. Da lì ne succedono molte, con il nostro prima mimetizzato da albero, poi salvatore della "damigella in pericolo" (e pure di un commilitone), infine addirittura eroe nel catturare il Kaiser, nel frattempo in visita al fronte.
Nel finale, una botta di realismo: Charlot è ancora una recluta e aveva sognato tutto: per gli spettatori, appagati, il commento sarà stato magari andasse così, per un po' è stato bello crederci....che poi è anche uno degli scopi dei film, fare sognare, no?
Il film, poi, uscì un mese prima della fine della guerra, e dunque un po' premonitore lo fu. Ebbe un grande successo di critica e pubblico.
Un breve cenno infine alla vita privata di Chaplin, che verso l'uscita del film si era rapidamente sposato, con la quasi 17enne Mildred Harris (attrice che all'avvento del sonoro andò poi in difficoltà, in carriera), la quale gli aveva rivelato di essere incinta, cosa che si rivelò presto falsa. Chaplin fu fregato? Tutto può essere, ma data la giovane età della ragazza, può anche essere che avesse scambiato un ritardo per una gravidanza, chissà. La coppia ebbe poi, nel 1919, un figlio, che purtroppo aveva delle malformazioni e morì dopo pochi giorni; nello stesso 1919 i due si separarono, per totale incompatibilità di carattere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta