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Al piacere di rivederla

Regia di Marco Leto vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Al piacere di rivederla

di Dany9007
6 stelle

A metà degli anni ’70, i professionisti della commedia all’italiana, si stavano cimentando in un genere che cercava in qualche modo di tenere in piedi l’approccio caustico della comicità che aveva contraddistinto gli anni precedenti al filone giallo. Un omicidio diventa spesso il perno attorno a cui ruota la vicenda, per dire alcuni titoli: La donna della domenica (tratto dal romanzo di Fruttero e Lucentini)o Il gatto entrambidi Comencini, Doppio delitto di Steno, il più elaborato La stanza del vescovo di Risi (tratto da un bel romanzo di Piero Chiara) ed infine, sotto la regia di Corbucci vediamo apparire La mazzetta e Giallo napoletano (a mio avviso deludente). Il giallo diventa dunque un alibi per scandagliare (in modo più o meno approfondito) il contesto della società ed i personaggi che caratterizzano la storia. Ne Al piacere di rivederla siamo nella provincia romagnola ed il protagonista, il balbuziente Mario Aldara, funzionario ministeriale, puttaniere ed originario del posto, viene mandato ad indagare su una morte “eccellente”, quella di uno dei notabili della città. Un po’ ripetendo la parabola già interpretata in Il commissario Pepe, Tognazzi va a rovistare nei vizi più sordidi di una provincia apparentemente placida, abitudinaria, persino un po’ bigotta, ove gli equilibri sono ancora dettati da antiche consuetudini: la famiglia benestante e potente, le influenze politiche e religiose. Tuttavia, proprio come il commissario Pepe, Aldara va a scoprire una realtà ben più viscida e sconveniente: attraverso l’indagine si aprono delle piste e si conoscono personaggi ancora oggi difficili da sopportare. Il sacerdote, don Luigi (interpretato dall’ottimo Alberto Lionello) è un grandioso affarista che oltre ad apprezzare il denaro (ha imbastito una colossale truffa per ricavare denaro dalla costruzione di un istituto per orfani) e gli abiti eleganti sembra cedere anche alle tentazioni della carne. Proprio su quest’ultimo aspetto vediamo i personaggi sempre più meschini dando infine un colpo di grazia all’inchiesta che, se all’inizio faceva presagire un omicidio dovuto all’avidità dei familiari del defunto, si rivela invece essere legata a dei casi di pedofilia: scopriamo infatti che il fratello della vittima, per le sue perversioni, aveva speso una fortuna pagando le famiglie di ragazzine dodicenni che poi violentava. Certo la struttura narrativa e la ricerca del regista nel rimestare in questo bailame di nefandezze lasciano abbastanza perplessi, sembra più cercare di sferrare qualche colpo basso da parte di ogni situazione. Non si contano le nequizie in cui si cimentano pressoché tutti i personaggi in una provincia dove il sesso sembra la principale bramosia di tutto accompagnato da quella di denaro. Quest’ultimo in grado di sistemare ogni scandalo (o quasi). Tognazzi al solito propone un’interpretazione di livello: il suo personaggio ferito ancora nell’orgoglio dalla moglie della vittima, con cui era fidanzato 20 anni prima, si è ritagliato una vita priva di affetti, che si espletano solo in frugali rapporti con prostitute. Allo stesso tempo è una figura determinata ed arguta. Alcuni personaggi sanno abbastanza di caricatura anche se in alcuni casi spassosi come il già citato Don Luigi di Lionello affarista impenitente, meno riuscito ad esempio l’usuraio interpretato da Bonacelli. Stride infine il finale con la giovane Patrizia che si innamora di Aldara.

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