Regia di Ernst Lubitsch, Raoul Walsh vedi scheda film
Durante il carnevale di Siviglia, una ragazza canta per strada una canzone oltraggiosa verso il re. Fatta arrestare, entra però nelle simpatie del sovrano per merito della sua bellezza. Rosita ama però Diego, soldato su cui pende una condanna a morte.
Rosita è il primo lavoro di Ernst Lubitsch a Hollywood: la prima constatazione da fare è che le alte aspettative non sono state ripagate, quantomeno non completamente. Ma, in secondo luogo, va riconosciuta la capacità del regista tedesco di ambientarsi nel sistema produttivo cinematografico per eccellenza con piglio deciso e senza sfigurare, mettendo in piedi una pellicola funzionante pur rimanendo riconoscibile nel suo stile. Un esercizio, presumibilmente, un tentativo di approccio alla nuova realtà; la casa di produzione è quella di Mary Pickford e non dev’essere stato d’altronde facile per Lubitsch trovare un compromesso fra le sue idee e quelle della protagonista e produttrice. La scelta finale è ricaduta su una commedia di Philippe Dumanoir e Adolphe D’Ennery, trasformata in sceneggiatura per lo schermo da Edward Knoblock e dal fido sodale di Lubitsch, Hanns Kraly; poco rimane dal punto di vista della morale o dell’osservazione sociale, punti forti del cinema del cineasta europeo, ma non si può comunque negare la compiutezza della fattura dell’opera. Fra gli altri interpreti: Holbrook Blinn, Irene Rich e George Walsh, fratello di Raoul Walsh che qui ha svolto il ruolo di aiuto regista, pur non accreditato. 4/10.
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