Regia di Mario Martone vedi scheda film
1914. Una pastorella di Capri si trova sentimentalmente divisa fra un giovane dottore dalle idee politiche molto forti e un pittore straniero nudista che ha fondato la sua comunità hippy ante litteram sull’isola.
“Mammà, perdunateme: io ho bisogno di essere libera”. Sembra uno scherzo, invece il finale di due ore gravide di retorica e grondanti patetico, fra simbolismi celati malissimo e psicologie parecchio grezze dei personaggi, è tutto qui, in questa banalità messa in bocca alla protagonista. La gioventù è ribelle per definizione e gli errori sono necessari nella crescita di una persona. E allora perché tanto sfoggio di tecnica – Mario Martone come regista non si discute – e di mezzi, perché questo romanzone di formazione in tempi di guerra (la prima mondiale) che aspira a fare da affresco di un’epoca e da parabola foriera di insegnamenti tuttora validi? Francamente una risposta certa non si può trovare: forse Martone è soltanto finito dentro la sua stessa trappola, si è ridotto a fare film ‘alla Martone’ per non avere idee più chiare e originali. Fatto sta che Capri – Revolution è una bella illustrazione con ambizioni autoriali evidenti, fra le quali la (snobistica?) scelta di mescolare lingue (italiano, inglese, dialetto napoletano) e interpreti tutti in parte, pur senza sfoggiare un cast superstellare: la poco meno che esordiente Marianna Fontana, il volto televisivo di Antonio Folletto (reso celebre dalla serie Gomorra), l’olandese – alla sua prima esperienza nel nostro cinema – Reinout Scholten van Aschat e Donatella Finocchiaro rivestono i ruoli principali. Sceneggiatura del regista e della moglie Ippolita di Majo. 4,5/10.
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