Regia di Mario Martone vedi scheda film
VENEZIA 75 - CONCORSO
La roccia e la carne. L'amore viscerale, quasi "minerale" per una terra che si possa imparare non solo a sfruttare, ma di cui sentirsi parte integrante.
L'Italia unita affronta il progresso avveniristico qui rappresentato dalla prima illuminazione pubblica di una piazza cittadina.
Capri alle soglie del Primo Conflitto Mondiale se da una parte era l'isola in cui poter vivere - dai natii isolani - sfruttando con fatica ma pure adeguata soddisfazione, le risorse di una terra rocciosa ma prospera e dal clima benevolo, dall'altra diviene il rifugio - presso le sue pendici estreme abbandonate dai locali - di un gruppo di bizzarri artisti che ritrova in quel piccolo paradiso, l'oasi ideale ove mettere in pratica i dogmi di una nuova illuminata percezione di vita.
In mezzo a questi due estremi per nulla conciliabili, un uomo di scienza e raziocinio, il giovane nuovo medico proveniente dal continente, che sa cos'è la passione ed il sentimento; e deve mediare affinché ciò che risulta buono ed saggio delle due correnti inconciliabili di cui sopra, possa avere la meglio sugli estremismi e le intransigenze che entrambe le fazioni non possono fare a meno di racchiudere in se stesse e riversare sugli oppositori.
Fuori, nel continente, i primi bagliori di un conflitto sanguinoso ed efferato che avrebbe in pochi anni cambiato, anzi devastato, il volto dell'Europa.
Mario Martone, regista magnifico, conclude nel modo più rischioso ma anche affascinante la sua ineccepibile ed ispirata trilogia sull'Italia dal Risorgimento alla Prima Guerra.
E lo fa con un film che si addentra all'interno della materia, senza per questo divenirne schiavo, mettendo in discussione con tatto ed intelligenza ogni partito e ogni opinione, dando luce e calore alla bellezza e all'armonia di un'isola paradisiaca a cui ben si contrappone e rispecchia la perfezione e l'armonia di corpi giovani e flessuosi resi superiori e quasi perfetti dall'energia della giovinezza e della positività del vivere.
Martone rischia ad avventurarsi in territori pericolosi ove molti hanno già sbandato irrimediabilmente.
Ma la lucidità di mantenere sempre un accostamento realistico e parallelo con la storia in quel momento cruciale di un paese in via di definizione, e la volontà di evitare inutili pesanti sermoni o didascalici teoremi a senso unico, finisce per conferire alla pellicola quel carattere fiero ed orgoglioso e quella bizzaria vitale e sfrontata che i primi due capitoli, formalente più compiuti e seriosi, finivano per risultarne privi.
Ottimo il cast a supporto della impeccabile direzione di Martine: la protagonista Marianna Fontana (una delle due gemelle scoperte proprio qui a Venezia con Indivisibili) ha la forza di uno sguardo potente in cui ben si inquadra il ritratto di una donna libera, coraggiosa e in grado di compiere la sua piccola-grande rivoluzione socio-culturale addentro un microcosmo umano intransigente ed ottuso, impreparato ed inflessibile, in cui ella viene automaticamente condannata all'eresia o semplicemente bollata come folle.
Ottimo pure il giovane Antonio Folletto che interpreta il giovane medico illuminato da aneliti di verità e di conoscenza scientifica, mentre tra i volti noti ritroviamo il Ludovico Girardello cresciuto dai tempi non lontani de Il ragazzo invisibile; ma il nostro amore incondizionato è rivolto alla splendida Donatella Finocchiaro, che in un ruolo pur di contorno incarna con tenerezza e passione una figura di madre apparentemente dimessa e succube, che tuttavia tutto vede e tutto comprende ed impara ad accettare. Una figura rara, generosa, rappresentativa di una umanità illuminata e ragionevole, l'unico prototipo rappresentativo di una umanità purtroppo rara e marginale, grazie alla quale il panorama bellico circostante potrebbe risultare come impermeabile per l'attecchimento di uno scontro brutale altrimenti inevitabile.
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