Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Nel segno dell’ambiguità, della sensualità, della magia, tutto in un clima torbido, che porta la storia a dover essere vissuta in una maniera particolarmente intima e privata, ma quello che viene a mancare all’idea, niente male in tutta la sua morbosità, è una sceneggiatura adeguata che sorregge fino all’affondo finale il tema. Scegliere Sarah Ferrati è stata un’idea a dir poco magica, e quindi c’era la ruota portante per andare avanti, ed oltre, in una storia come questa, accoppiarla con una Schiaffino che nei tratti la ricorda, in parte, avvalorava ancora di più l’idea di tensione sensuale e di scambio, ma si rimane troppo nella disugualità del climax che si dovrebbe aver creato. Bini come produttore è sempre stato un vulcano di idee, anche azzardate e scommesse perse e vinte, vedi l’entrata sconsigliatissima di Pasolini al cinema, qui si è affidato a Ugo Liberatori che con Damiani ha curato la sceneggiatura, tratta da Aura il romanzo Carlos Fuentes, e certamente non erano le mani migliori per costruire un’atmosfera giusta, vedendo anche quello che ha fatto subito dopo Liberatori, e da che cosa era attratto realmente. Insomma , un film che sciupa un’occasione per non aver scelto le collaborazioni giuste.
una storia diversa che doveva attingere ad altre fonti
scenggiatura sbagliata, regia che non ha saputo riparare ai danni
in qualche passaggio giusta
lo sconfitto e vittima, perfetto. Strano vedere questo attore al di fuori dai ruoli politici
in trasferta in Italia, per mancanza di offerte
grande attrice teatrale, qui in rarrissima apparizione di cinema con un personaggio che solo lei poteva supportare. Se non sbaglio è stata lei a scoprire Volonté in teatro
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