Regia di Silvina Schnicer, Ulises Porra Guardiola vedi scheda film
Tigre è uno dei dipartimenti di Buenos Aires con al suo interno ancora varie aree naturali (anche grazie al suo trovarsi al delta del Paranà) che in tempi recenti sono state prese d'assalto da azioni di disboscamento.
Questo aspetto è presente solo in piccoli accenni all'interno del film ma è comunque indispensabile per capire come l'ambientazione sottolinei e collida con le dinamiche sociali mostrate.
Il film infatti mostra il disfacimento delle tradizioni, in primis quella del nucleo familiare con gli anziani impotenti e incompresi nella loro lotta per la conservazione e i bambini lasciati allo sbando e destinati a perdere la loro purezza fino a marcire anzitempo (esplicitato dal bambino a cui pian piano si atrofizzano i muscoli).
La regia alla sua prima prova mostra un buon uso dell'immagine, degli spazi e dei suoni e gli attori sono ben scelti (su tutti Marilú Marini, vero - e forse unico - motore del film).
Pecca però quando si tratta di amalgamare le diverse narrazioni presenti nel film, faticando ad ingranare e non riuscendo ad assumere la dimensione di realtà sospesa cercata (e che invece brillava in un film argentino per certi versi analogo ma decisamente più riuscito, la Cienaga).
Nella seconda parte il film assume un maggior interesse grazie ad una maggiore messa a fuoco degli sviluppi, specie nel finale dove finalmente gli incastri funzionano fino a una riuscita troncatura al raggiungimento dell'apice emotivo.
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