Regia di Shinji Sômai vedi scheda film
La famiglia vista come una creatura vivente e quindi la separazione trattata come l'elaborazione di un lutto (con l'aggravante di un'apparenza meno definitiva e quindi più sfuggente).
Se il tema alla base è potente (ancor di più, se il punto di vista è quello di una bambina) e la regia di Somai ammirevole, la storia si rivela troppo frastagliata e ondivaga, alternando momenti che si vogliono ad alto impatto emotivo (spesso fin sovraccarico, come nella troppo sottolineata scena del peluche), a parti in cui la trama sembra perdersi in un puro "mostrare cose": persino alcuni passaggi parecchio decisivi per l'economia del narrato (come l'incontro con il vecchio, che rivela come i ricordi siano più una zavorra che un beneficio e che (accettare di) perderli può essere il modo migliore per sopravvivere) avvengono per caso e in maniera abbozzata. Questi aspetti fanno un po' perdere mordente al tutto ed è un peccato perché le premesse per un grande film c'erano tutte. Comunque un finale decisamente buono e imperdibili titoli di coda (a sorpresa la parte più riuscita e toccante del film) rendono il risultato complessivo più che valido.
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