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Die Halbstarken

Regia di Georg Tressler vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Die Halbstarken

di hupp2000
8 stelle

La notte brava di una banda di giovani nella Germania Occidentale degli anni '50. Il film che lanciò la carriera di Horst Buchholz. Splendido bianco e nero e apprezzabile realismo delle ambientazioni.

Anche se ben diretto, ben recitato  e ben ambientato, è comprensibile che alla sua uscita questo film sia stato accolto tiepidamente dalla critica internazionale. L’intento di emulare due pellicole americane di successo di quegli stessi anni (“Il selvaggio” e “Gioventù bruciata”) è smaccato, così come evidente è il tentativo del giovanissimo Horst Buchholz di dar vita ad un personaggio che somigli il più possibile a Marlon Brando e James Dean. Ciò nonostante, i motivi per riscoprirlo (o più esattamente per scoprirlo) e apprezzarlo non mancano. La vicenda si svolge nell’arco di poche ore (da un sabato pomeriggio all’alba della domenica) in una città non nominata, ma che rinvia inequivocabilmente alla Berlino Ovest dell’incipiente miracolo economico, ancora segnata dalle ferite della guerra. Freddy, ventenne, ha abbandonato la famiglia, ha una relazione con Sissy, una ragazzina di appena 16 anni, ed è a capo di una banda di piccoli e spavaldi delinquenti. Per quella notte, ha pianificato la rapina di un furgone postale, un colpo che dovrebbe essere una svolta nella noiosa e in fin dei conti banale esistenza del gruppo. L’assalto al furgone viene compiuto con brutalità mista a dilettantismo. Nei sacchi rubati trovano infatti solo lettere, cartoline e titoli inutilizzabili. In un solo momento, Freddy vede svanire la sua autorità nei confronti dei compagni. Per rilanciarne l’immagine, Sissy gli suggerisce di ripiegare sullo svaligiamento di un appartamento di lusso che crede erroneamente essere vuoto per alcuni giorni. La notte brava si concluderà in modo tragico.

 

Grande ammiratore del neorealismo italiano (Roberto Rossellini e Vittorio De Sica in particolare), come egli stesso dichiarò a più riprese, il regista e soprattutto documentarista Georg Tressler gira il film in luoghi reali, dalla piscina ai locali, dalle strade agli interni, offrendo una lucida rappresentazione di una società in pieno mutamento, con il contrasto eclatante tra l’incipiente e scintillante lusso dei luoghi pubblici e la povertà in cui ancora versano numerosi Berlinesi.

 

Snobbato all’estero, come ricordavo all’inizio, in patria il film fu accolto con ben altra partecipazione: criticato da un lato per l’indulgenza nei confronti di personaggi pur sempre violenti e senza scrupoli, emulato dall’altro da gruppi di giovani ribelli, che in alcune occasioni devastarono per eccesso di entusiasmo le sale in cui veniva proiettato. Dal canto suo, Horst Buchholz sprigiona un indiscutibile magnetismo che gli varrà il soprannome di “James Dean tedesco” e gli assicurerà una carriera di tutto rispetto. Mi è tornata in mente la sua partecipazione nel 1960 nei “magnifici sette” di John Sturges. La scena nella quale il giovane Chico, invasato e ubriaco, minaccia con la pistola il leader Yul Brynner, è praticamente un remake della sequenza in cui Freddy, avendo perso la faccia di fronte alla sua banda, impugna la pistola e minaccia i suoi compagni. La recitazione, lo sguardo collerico, il tono della voce sono identici.

 

Un film praticamente irreperibile e che avrebbe meritato maggiore notorietà.

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