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Go Home - A casa loro

Regia di Luna Gualano vedi scheda film

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La recensione su Go Home - A casa loro

di mck
8 stelle

Leva gli zombie, rimane l'Italia: vuota, migliore. Più viva che mai.

 

Invasione, assedio, sgombero, ovvero: del creare una paura fittizia e dispensare una soluzione provvidenziale.

 

[Locandina e Maglietta della Salute]

 
Scritto e co-prodotto da Emiliano Rubbi s'un soggetto suo e della regista e montatrice e co-produttrice Luna Gualano (qui alla prova seconda sulla lunga distanza dopo “Psychomentary” di un lustro fa, ma attiva in campo cinematografico da un decennio durante il quale ha diretto una decina di cortometraggi), “Go Home - A Casa Loro” vive di un eccellente inizio [buon uso del drone e del montaggio AV tra suono in presa diretta (italiano, inglese, arabo, francese e lingue dell'Africa occidentale: yoruba, wolof e twi) e musica extra-diegetica: una simil-Vichi biciclettata che pedala nella periferia romana contenuta entro la cerchia del GRA tra Casal Bruciato e Torre Maura diretta ad un raduno xenofobico-sovranista sulle note di “Luce Mia” di Daniele Coccia Paifelman de il Muro del Canto, primo singolo del gruppo, poi contenuto in “l'AmmazzaSette” del 2012, che s'innesta e si stempera nella manifestazione razzista e fascista (non tutti i razzisti sono fascisti, ma tutti i razz... pardon, fascisti sono razzisti) di casamerdapound/forzamerdanuova indetta contro il centro d'accoglienza per migranti/transitanti OltreConfini], decorato in esergo da due citazioni programmatiche [“L'acqua diventa più cupa quando deve aspettare” di James Richardson, liraforista e “Nulla è così duro a morire, nulla si riprende così spesso come l'intolleranza” di Henry Ward Beecher, repubblicano, abolizionista/antischiavista ed evoluzionista e pre-darwinista sociale] e di un ottimo finale (romero-carpenteriano al 100%, anzi, 1000‰, meglio, 1000%) che incorniciano uno svolgimento più che sufficiente, ma solo in parte esente da una prevalenza di difetti (i giochicchi col drone in interno, il set multi-piano non sfruttato al pieno delle sue possibilità, la premessa tecnica cui non basta il “non dico” per riuscire ad innescare a dovere la sospensione dell'incredulità pur contestualizzata al genere).

 


"Fu durante il governo Conte Bis (66° esecutivo ella Repubblica, 2° della XVIII legislatura) che i suddetti personaggi vissero e disputarono. Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali."

 

[Infezione + Antidoto]


Bel cast di ottimi attori emergenti (Antonio Bannò e Sidy Diop) e più che buoni esordienti e/o non professionisti (Shiek Dauda, Awa Koundoul, Wajeeh Jaber, Mounis Firwana, Giulia Gualano, Giuliano Leone, Annabella Calabrese).

Fotografia: Sandro Chessa. Produzione: La Zona & C. + crowdfunding. Location: centri sociali Intifada e Strike. Locandina, ArtWork, Tag & Disegnetti: ZeroCalcare.   

Musiche originali: Emiliano Rubbi, Frank Marrelli, Eugenio Vicedomini. Musiche non originali, oltre ai già citati il Muro del Canto di Daniele Coccia Paifelman (solista in “il Cielo di Sotto”) & soci (m'a 'sto punto quanto ci stavano bene pure gli Ardecore?!): Tommaso “(Er) Piotta” Zanello (in collaborazione col solo DCP) con “Domani è un Altro Giorno” e i Train To Roots con “Enemies”. 

 


Leva gli zombie, rimane l'Italia: vuota, migliore. Più viva che mai.

* * * ½ (¾)        

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