Regia di Luna Gualano vedi scheda film
un'idea ardita e innovativa, che però non viene realizzata al pieno delle sue potenzialità, non tanto per la povertà dei mezzi, quanto per la piattezza della sceneggiatura.
XIII FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2018) - Alice nella Città
Alla base della pellicola di Luna Gualano un’idea ardita, sulla scia del revival zombie che da qualche anno ormai imperversa su grande e piccolo schermo: l’apocalisse zombie si scatena a Roma, nel corso di una manifestazione di estrema destra contro l’apertura di un centro di accoglienza, che degenera in scontri con i contro-manifestanti dei centri sociali. Enrico, giovane manifestante neofascista, trova rifugio proprio nei locali del centro d’accoglienza, i cui occupanti si asserragliano contro l’inferno che imperversa all’esterno.
L’intenzione è quella di utilizzare la vicenda zombie come metafora politica e sociale, con il giovane xenofobo costretto suo malgrado a condividere gli spazi e a collaborare per sopravvivere, proprio con quei migranti contro cui, fino a poco prima, strillava per farli allontanare dalla sua città.
Purtroppo il potenziale del soggetto non è sfruttato appieno, la scrittura è abbastanza povera ed i personaggi rimangono bidimesnionali, senza una vera e propria evoluzione. Le tensioni interne al gruppo degli assediati, che, in tanti prodotti analoghi, abbiamo visto montare ed esplodere , qui sono trattate in modo abbastanza piatto. Anche il protagonista, interpretato dal nasuto Antonio Bannò , che una volta entrato all’interno del centro d’accoglienza smettere di essere tale, per diventare una delle tate figure che affollano il centro, per ritornare al centro della scena solo nel finale, non è ben strutturato: non soltanto la regia lo perde di vista per buona parte della pellicola, ma persino di lui, concepito come personaggio esposto alla necessità forzata di riconsiderare la sua visione del mondo, non viene mostrata una vera e propria evoluzione interiore.
Il problema della Gualano non è tanto la povertà dei mezzi, con il film finanziato tramite crowdfunding in rete, che ha portato la produzione ad utilizzare come attori dei migranti non -professionisti e ad ambientare il film all’interno di un centro sociale romano, che ha prestato gratuitamente i locali, e che pertanto sembra ciò che è : un centro sociale e non un centro di accoglienza per richiedenti asilo. Quello che si deve rimproverare alla regista ed allo sceneggiatore è una certa pochezza e schematismo di scrittura e il non aver osato di più per sfruttare un’idea che prometteva molto di più.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta