Regia di Luna Gualano vedi scheda film
Il racconto c'è, ed è il racconto di persone che cercano di conservare la propria dignità nonostante quotidianamente vivano sotto l'assedio di chi, come degli zombi, è infettato dal virus primordiale dell'intolleranza, oggi più che mai instillato in dosi massicce come un anestetico.
Durante una manifestazione di neofascisti contro l'apertura di un centro d'accoglienza a Roma, con l'arrivo di un gruppo di ragazzi dei centri sociali si scatena una rissa che inspiegabilmente degenera in un'apocalisse zombi. Enrico, che è lì con la ragazza e progetta di terminare la giornata portandola a casa sua approfittando dell'assenza dei genitori, vede la morte in faccia e si trova costretto a bussare disperatamente a quel cancello, e a chiedere asilo ai migranti che un minuto prima insultava e voleva cacciare: loro gli aprono, lui entra, nasconde la croce celtica che porta al collo e si dichiara 'compagno'. Fuori, intanto, i morti continuano a vagare alla ricerca costante di sangue fresco.
Traendo spunto dal maestro George Romero, che usava gli zombi come metafora per denunciare le contraddizioni ed il consumismo della società americana, Luna Gualano, giovane regista al secondo lungometraggio dopo Psychomentary del 2014, tenta una strada affine con Go Home – A casa loro, uno zombi movie che definisce - a ragione - un "horror allegorico", perché girato con l'intento di accendere i riflettori su una società, quella italiana attuale ma non solo, sempre più chiusa su sé stessa, e tesa a riversare il proprio odio e la propria paura verso i migranti, i profughi, a discriminare tutto ciò che è 'diverso'. Lo fa con un film che viene dal basso (i fondi sono stati raccolti grazie ad una campagna di crowdfunding), che è recitato in tante lingue anche nel corso della stessa scena - dato che i suoi protagonisti sono in gran parte veri richiedenti asilo, e che, soprattutto, vale perché il racconto c'è, ed è il racconto di persone che cercano di conservare la propria dignità nonostante quotidianamente vivano sotto l'assedio di chi, come degli zombi, è infettato dal virus primordiale dell'intolleranza, oggi più che mai instillato in dosi massicce come un anestetico.
Gualano gira con mano sicura, dimostrandosi brava a flirtare con il grottesco ma anche a far salire l'asticella della tensione nei momenti giusti, coadiuvata da un buon comparto tecnico (i trucchi di Baburka Production sono efficaci nonostante la carenza di mezzi), e da una valida schiera di artisti del sottobosco romano a supporto (Il muro del canto e Piotta, tra i nomi di spicco nella colonna sonora, cui va aggiunto Zerocalcare, autore della locandina del film).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta