Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Ricostruzione storica del genere tanto caro a Lizzani, che qui scrive una delle sue pagine più lucide sulla seconda guerra mondiale. Come sempre imparziale osservatore degli eventi, lontano da ricami e drammatizzazioni eccessive, qui fa il punto sulla codardia del fascismo, descrivendo impietosamente i loschi e meschini intrighi degli uomini fidati del Duce contro lui stesso, e la ripugnante, ciecamente bruta reazione degli ultimi residui del potere fascista, pavido ed arrogante fino all'ultimo. C'è una bella parte inoltre per la Mangano, brava a vestire i panni non facili di Edda; credibile anche Wolff, chiamato a vestire i nauseabondi panni di uno storico farabutto come Ciano. Da rilevare che il personaggio più ributtante e spregevole di tutti, cioè Mussolini, non compare mai sulla scena: come a sottolineare che l'orrore del fascismo sia stato un errore collettivo, commesso da una moltitudine di poveracci invasati (divisi praticamente su tutto) e non solo il disegno delirante di un malato di mente.
Luglio '43, alcuni gerarchi fascisti votano per la destituzione del Duce, fra essi il genero Ciano. Che si vede condannare alla pena di morte da un processo fittizio inscenato a Verona qualche mese dopo. La moglie Edda Mussolini cerca invano di salvarlo, combattuta fra l'amore per il marito e l'orgoglio di famiglia.
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