Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Tra il 24 e 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo votò come ordine del giorno la sfiducia nei confronti del duce e capo del governo Benito Mussolini: tra coloro che votarono per la sua dismissione (19 in tutto) è significativa la presenza di Galeazzo Ciano (Frank Wolff, bravissimo), figura di spicco del regime e, ancor più, marito di Edda (Silvana Mangano), figlia di Mussolini.
Questo provvedimento fu seguìto dall'arresto del duce e la sua conseguente liberazione da parte dei tedeschi e la creazione della Repubblica di Salò, con l'ordine di arrestare tutti coloro che avevano votato favorevolmente per la fine dell'era fascista e di processarli: tuttavia soltanto sei finirono tra le maglie della polizia fascista, cinque furono condannati a morte - Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi - mentre Cianetti, per aver ritrattato il suo voto e aver scritto una lettera al duce, venne condannato a 30 di reclusione.
'Il processo di Verona' ricostruisce con rigore, lucidità storica e accuratezza filologica queste concitate fasi della fine di un regime che non vuole desistere dal detenere il potere e che lo esercita con gli strumenti ad esso più congeniali, ossia l'uso della forza e della violenza più spietate.
Il film di Carlo Lizzani è un documento teso, asciutto e privo di qualsivoglia retorica, che cerca di analizzare nel modo più asettico concepibile eventi così importanti relativi ad un regime che 'tirava gli ultimi sospiri' ma che, proprio per la consapevolezza di essere alla fine, era ancor più violento, se possibile, di quando era salito al potere: la neonata Repubblica di Salò difatti, dimostra di non guardare in faccia a nessuno condannando una persona come Ciano, legata soprattutto per affetti personali al capo supremo del Fascismo.
La pellicola procede in maniera spedita e senza fronzoli nel narrare i tragici fatti, concentrandosi sulle fasi del processo-farsa e, in contemporanea, delineando la figura di Edda Mussolini in Ciano che, grazie a una Silvana Mangano in stato di grazia, assurge ai contorni di un'eroina tragica, malvista dagli stessi famigliari (nelle scene con la madre, donna Rachele, il loro rapporto è marcato fisicamente dalla distanza che c'è tra loro e dal fatto che, tranne l'ultima volta in cui si vedono nel film, la moglie del duce non la degna mai di uno sguardo, mentre il capo del Ventennio o è evocato o lo si vede in immagini di repertorio oppure è dall'altra parte del filo del telefono), dotata di dignità, fierezza e combattività, che non cedono ai doppigiochi di tutte le persone che la circondano e tentano di accapparrarsi i famosi Diari di Ciano.
Cruenta e realistica la sequenza della fucilazione dei cinque gerarchi fascisti condannati a morte, mentre tra i tanti grandi attori in parti secondarie, straordinariamente incisivo, pur nella sua brevità, il ruolo interpretato da Salvo Randone.
'Il processo di Verona' è un vibrante e prezioso documento di valore filmico e allo stesso tempo storico, che si chiude simbolicamente con l'inquadratura di Mussolini appeso a testa in giù a Piazzale Loreto a Milano, con lo schermo che si fa nero e appare la scritta FINE.
Voto: 8.
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