Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Scorsese si rivela un abile e appassionato professore, capace di descrivere con pochi efficaci tratti l'essenza del western, del musical, dello studio-system... Il documentario dura quasi quattro ore ma si segue bene. Scorsese infatti si premura nei primi minuti di dettare una sorta di indice dei contenuti, in maniera tale che lo spettatore abbia idea dell'impostazione stessa del "viaggio". Diviso in tre parti, ognuna di esse si sviluppa secondo la medesima struttura: Scorsese narratore in primo piano che apre e chiude ogni breve sequenza di film con lucida esposizione del concetto; ognuna delle singole sequenze scelte per la loro potente rappresentatività del concetto indicato dal regista statunitense, talvolta coadiuvate dall'efficace commento dello stesso... L'impronta è abbastanza originale e del tutto personale. Scorsese si sofferma molto su artisti meno noti e a volte mostra interesse per la storia dietro la pellicola più che per la pellicola in sé. Propone piccoli aneddoti della propria esperienza giovanile, suggerisce quali siano state le fonti di ispirazione per alcuni dei suoi capolavori. Nel corso del film vengono intervistati (o si recuperano spezzoni di repertorio) molteplici registi "sacri": Coppola, Capra, Eastwood, De Palma, Kazan, Lang, Vidor, Welles, Wilder, Ford... solo per citarne alcuni. Il documentario copre soprattutto i decenni dagli anni '30 agli anni '60, con un certo spazio per il cinema muto precedente e solo accenni agli anni '70 e posteriori. In quest'ultima fascia temporale trovano posizione commenti sui film di Kubrick, Il Padrino e Gli spietati di Eastwood (all'interno della discussione sul western) e pochi altri. La convincente spiegazione di questa scelta verrà data nel finale... Complessivamente è un documentario ricco e abbastanza esaustivo. Di sicuro Scorsese ha l'abilità di trasportare lo spettatore nel suo mondo, più precisamente nella sua personale visione di questo mondo, e di trasmettergli con energia tutta la sua passione.
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