Regia di Josie Rourke vedi scheda film
Un polpettone troppo lungo, sovente noioso ed a tratti irritante, zeppo di incongruenze storiche e di proclami sociali sull'attualità, ma povero di originalità e di profondità. Si salvano costumi, scenografie ed, in parte, le protagoniste.
Che delusione il biopic della regista britannica Josie Rourke su Maria Stuarda: troppo lungo, piatto e noioso, non riesce ad appassiona alle pur avvincenti vicende storiche che ruotano intorno alla figura della sua protagonista, regina cattolica del Regno di Scozia, rivale della cugina protestante Elisabetta I d’Inghilterra, che la farà imprigionare ed infine decapitare per stroncarne le pretese ed il pericolo che l’intera Gran Bretagna ricadesse nelle mani dei “papisti”.
Gli studiosi hanno storto il naso di fronte alle numerose discrepanze tra sceneggiatura e la verità storica, come l’incontro tra Maria ed Elisabetta, che nella realtà non è mai avvenuto, l'iniziale rapporto di amicizia tra le due cugine , totalmente inventato, o l’accento della sovrana, che essendo stata cresciuta ed educata in Francia non avrebbe avuto una inflessione scozzese.
Anche la scelta di far interpretare svariati ruoli da attori neri ed asiatici e latinoamericani salta dapprima all’occhio come un plateale anacronismo: certamente le due regine del XVI secolo non si sarebbero mai inviate degli ambasciatori neri, né presso le loro corti esistevano nobili africani o damigelle con gli occhi a mandorla. Leggendo le interviste alla regista, emerge come questa scelta di casting sia stata ispirata al mondo del teatro, da cui ella proviene, ove è normale scritturare attori di etnie non europee anche, ad esempio, per ruoli shakespeariani. Tuttavia tale scelta, che ammetto possa ben funzionare a teatro, molto meno sembra farlo al cinema, dove l’immagine arriva in modo più diretto allo spettatore e con una forza ben maggiore, e quindi l’”incongruenza etnica” finisce per distrarre e far dubitare gran parte del pubblico, non informato delle motivazioni artistiche sottostanti, di trovarsi di fronte un prodotto di fattura sciatta, zeppo di marchiani svarioni storici.
La scelta di un cast rappresentativo di un presente multietnico, ben lontano dai tempi di Maria ed Elisabetta, è, tra l’altro, indice di uno dei principali difetti del film, che finisce alla lunga per appesantire ed irritare: la volontà di attualizzare esageratamente la figura della Stuarda, mettendole in testa pensieri ed in bocca parole da donna contemporanea, che certamente non avrebbero mai attraversato la mente della vera regina di Scozia, facendone una femminista ante litteram o addirittura una paladina del MeToo ed una protettrice dei diritti lgbt.
Tutte le libertà che la regista si prende con la storia potrebbero forse essere giustificate, qualora se ne servisse per creare un’opera originale ed innovativa, fuori dagli schemi e dai sentieri battuti del dramma storico. Invece paiono ridursi ad una sterile proclamazione delle convinzioni politiche e sociali dell’autrice, senza affatto arricchire o movimentare il piattume di un drammone convenzionale, con cadute soporifere nel polpettone.
Concediamo a costumisti e scenografi di aver fatto un eccellente lavoro, ed alle interpreti, sia la lanciatissima protagonista Saorsie Roanan, sia la principale comprimaria Margot Robbie (Elisabetta), di mettercela tutta per salvare la baracca. Purtroppo la seconda, appesantita da un trucco che ne seppellisce l’espressività, non può avvicinarsi al fulgido modello di Cate Blanchett nel film di Shekhar Kapur, che veramente era risuictoa rendere moderna la sua protagonista senza stravolgerla né renderla ridicolmente anacronistica.
Proprio quest'opera, per l’affinità delle vicende narrate, rappresenta una naturale pietra di paragone al cui confronto Maria Regina di Scozia sfigura in maniera imbarazzante. Altro confronto impietoso, determinato questo dalla prossimità delle mie personali visioni, è quello con lo sfaccettato ed umanissimo ritratto che Yorgos Lanthimos fa della regina Anna Stuart, discendente di Maria, e della sua corte in La Favorita.
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