La regista Rourke punta molto sulla spettacolarità, sulla parvenza più che sulla sostanza e soprattutto non mi ha mai suscitato un sussulto o un’emozione. Nel complesso gli si può dare la sufficienza, ma è difficile andare oltre e il merito è tutto per la presenza magica della bravissima Saoirse Ronan.
Bisognerebbe forse stilare una statistica tra i personaggi più citati nella storia del Cinema e sicuramente Mary Stuart, nata a Linlithgow l’8 dicembre 1542, sarebbe nei primi posti: sin dal cinema muto del 1923 con The Loves of Mary, Queen of Scots ai giorni nostri non si contano le attrici e i registi che si son cimentati con questo non facile personaggio. Passando dalle grandissime attrici che hanno lasciato il segno alle (più o meno) dive del momento, Maria Stuarda ha avuto diversi volti e solo per fermarci a quelli più rimarchevoli mi piace fare il nome prima di tutto di Katharine Hepburn (Maria di Scozia, film fordiano che nel 1936 vinse un premio a Venezia), Vanessa Redgrave (Maria Stuarda regina di Scozia, varie nominations a Oscar e Golden Globe) e tante altre fino ad arrivare ad un prodotto più o meno sufficiente ma dotato di un’attrice come Cate Blanchett – che interpretava invece Elizabeth - che fa alzare da sola il pollice su. Bene, è proprio l’accostamento (quello fisico, almeno per adesso) tra Katharine Hepburn e l’astro crescente Saoirse Ronan che mi è venuto in mente vedendo il film: magre, lentigginose, portamento regale, duttilità in scena. Entrambe hanno affrontato il tema impegnativo di questo ruolo gigantesco con impeto, quando la prima non era ancora quel mostro di recitazione che poi è diventata, e l’altra lo ha oggi interpretato dopo varie affermazioni positive in film molto buoni e prima di consolidare una sicura carriera di grandi aspettative. Data la mia età non vedrò la conferma definitiva di questa giovane newyorkese di origini irlandesi in età matura, ma di certo so che la sua carriera sarà luminosa e costellata di premi prestigiosi. Prima o poi ci riuscirà.
Avendo parlato bene, anzi benissimo, dell’attrice protagonista potrei chiudere qui, dato che non c’è molto altro da dire in merito al film. Anche perché delle vicende accadute tra la Regina Elisabetta d’Inghilterra e Maria Stuart, Regina di Scozia, sono stati versati fiumi d’inchiostro variando da opera ad opera molti particolari. Anche questo film, dell’esordiente Josie Rourke, si aggiunge alla lunga lista di film, alcuni di pregevole fattura altri meno, proprio come questo, che non si colloca di certo tra i più belli. Anche questa regista ha puntato sulla messa in scena sontuosa, con abiti sfavillanti e puntando soprattutto, ben ripagata, sulla intensa interpretazione delle due rivali: Saoirse Ronan e Margot Robbie. Ma è la prima che dà vigore al film, avendo ancora una volta dimostrato tutto il suo talento. Ammirevole, sontuosa, almeno come espressività e maestosità (mi si passi il termine) la Saoirse irlandese, che andrà giudicata bene solo a dopo averla ascoltata in originale: ormai sono arrivato al punto di non ritorno e non sopporto più vedere film doppiati. Davvero comunque brava, in un’atmosfera che cerca di dare sfarzosità e ampiezza ad un’opera ben impegnativa ma non molto rimarchevole. In alcuni frangenti bastano solo i suoi occhioni spalancati a riempire lo schermo, un minimo gesto, un allargar di narici per esternare l’ira che le esplode dentro l’animo. In effetti è un film solo sufficiente a mio parere, in quanto non va oltre una normale somministrazione di dosi di Storia vera e aggiunte e aggiustamenti a fini spettacolari, per dare più di drammaticità ad una storia già di per sé drammatica ma che la regista porta in certi momenti su registri quasi melodrammatici.
Una sceneggiatura piena di frasi fatte e spesso falsamente altisonanti non aiuta molto, e il pensiero, oltre ai grandissimi film dei decenni scorsi costruiti su grandissime interpreti, va all’ultima Elisabetta sulle spalle di una gigantesca Cate Blanchett, qui imparagonabile con la Robbie, nascosta da un pesante trucco e soprattutto da un naso medioevale che cancella la sua naturale bellezza. Per il resto una ciurmaglia numerosa di cortigiani, predicatori protestanti più politici che religiosi, nobili dal doppio gioco, artefici di trame e intrighi di corte ma senza quell’inarrivabile Geoffrey Rush che possa aiutarli. Pure la regia a volte lascia a desiderare per la poca precisione nei campi e controcampi: la Rourke punta molto sulla spettacolarità, sulla parvenza più che sulla sostanza e soprattutto non mi ha mai suscitato un sussulto o un’emozione. Perfino gli abiti non sono all’altezza di quelli visti nel dittico del 1998/2007 (quelli della Blanchett dono degni di una mostra) in cui il ruolo era di Maria era sulle spalle di Samantha Morton. Nel complesso gli si può dare la sufficienza, ma è difficile andare oltre e il merito è tutto per la presenza magica della bravissima Saoirse Ronan, che (ci scommetto) andrà molto lontano nella sua carriera, diventerà veramente una grande. Ci scommetto una sterlina.
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