Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
L'anziano vedovo Shikichi (Chisû Ryû) vorrebbe tanto che la figlia Noriko (Setsuko Hara) dedicasse più tempo a se stessa e si finge disposto a risposarsi per esortarla ad accettare la proposta di matrimonio di un giovane presentatogli dalla zia pur sapendo che questo vorrebbe significare per lui l'inizio della solitudine.
Mirabile ritratto di famiglia di un maestro assoluto della settima arte. Con quell'essenzialità disarmante nel trattare la materia cinematografica, tratto indiscutibilmente peculiare della sua poetica, Yasujiro Ozu ha saputo rappresentare la quotidianità della vita con una precisione iconografica che rasenta la perfezione. Per niente affascinato dal ricorso alla spettacolarizzazione dell'oggetto cinematografico o ai meri artifici formali, con ostinata coerenza Ozu ha portato avanti un' idea di cinema tesa alla descrizione circostanziata di particolari spaccati di vita quotidiana che nel loro assommarsi hanno il pregio di formare un quadro limpido della storia del Giappone nel suo insieme. Con Ozu la macchina da presa è sempre ad altezza d'uomo, si muove con esso, come a volerne carpire le più intime emozioni, ogni cambio d'umore, come a voler conferire potere alle piccole storie, alla somma dei piccoli gesti e l'indubbia capacità di creare un rapporto di intima interdipendenza tra il momento particolare e quello generaIe è un merito che gli va ascritto. In"Banshun"è il volto di Noriko a dare la misura di questo tratto della poetica di Ozu. Il suo sorriso perennemente stampato in faccia e che scompare quando il padre la esorta a prendere marito o le comunica di volersi risposare, connota una cesura tra un prima e un dopo la vita di Noriko che può ben rappresentare un prima e un dopo la storia del Giappone a partire dalla seconda guerra mondiale. Lo spartiacque tra il momento della tranquillità domestica consolidata tutta votata alla devozione per il padre e un'altra tutta da costruire accanto a un'altro uomo può ben essere il medesimo tra la solidità della tradizione e il salto nel buio verso i segni incipienti della modernità occidentalizzata. In"Banshun" il clima di cambiamento che ha investito il Giappone nel periodo post bellico si intreccia con stilemi di vita fortementi legati alla tradizione. Se da un lato ci sono i vedovi che si risposano e le donne che lavorano e divorziano a rappresentare i segni di una società che si sta occidentalizzando sempre più, aspetti che suonano strani a Noriko che addirittura li taccia come immorali, dall'altro lato abbiamo il distacco delle figlie dai genitori vissuto come se il matrimonio creasse due entità assolutamente incomunicabili a rappresentare un aspetto di una cultura che, per quanto presenti punti di contatto con quella occidentale (penso all'universale tendenza dei genitori a subordinare i loro interessi a quelli dei figli), è connotata di una radicalità etica del tutto autoctona e che nella casa di Shikichi e Noriko sembra conservare una pregnanza non riscontrabile altrove. Bellissimo il finale con Schikichi intento a sbucciarsi un frutto come per esorcizzare la solitudine che già lo assale. Grandi gli attori e grande film.
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