Regia di Oreste Palella vedi scheda film
Ricostruzione della vita di Santa Caterina da Siena, che ebbe la sua prima visione mistica ancora bambina e che, crescendo, si impegnò in ogni modo per la pace e la concordia fra i popoli, implorando il ritorno del Papa - in quel periodo ad Avignone - a Roma.
Già dieci anni esatti prima l'oscuro mestierante Oreste Palella ci aveva provato: in Caterina da Siena (1947) aveva raccontato sul grande schermo la vita della Santa toscana futura protettrice dell'Italia e dell'Europa; non fu un successo e così nel 1957, con un budget più sostanzioso e una nuova sceneggiatura da lui stesso scritta insieme ad Arrigo Pecchioli, il Nostro mise in scena Io, Caterina. Non fu un successo, ribadendo l'eufemismo, nemmeno questa volta. Il film di per sè si dimostra un onesto lavoro biografico attento ai dettagli storici, ma soprattutto alla figura della protagonista, che ne esce pressochè mitizzata (e, si sa, santi e miti non vanno granchè d'accordo fra loro); la confezione è sufficientemente curata e si respira aria di peplum, di film storico in costume, rimanendo comunque confinati entro i limiti di un'opera agiografica (dialoghi fasulli, situazioni prevedibili, psicologie leggerissime). La protagonista è Nora Visconti, la cui carriera cinematografica, da poco cominciata, stava già per terminare; modesti anche gli altri nomi centrali del cast: Folco Lulli, Guido Celano, Pina Renzi, Luigi Tosi, Andreina Pagnani, Renato Malavasi e, in una particina, Arnoldo Foà. Aiuto di Palella è Sergio Bergonzelli, di lì a poco regista a sua volta, specializzato nel 'genere'. 3/10.
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