Il famoso criminale Kobras incontra a Copenaghen l’agente segreto di una potenza orientale (non ci viene detto quale) che agendo per conto del suo governo vorrebbe bloccare la nascente coalizione panafricana che fa capo al Sudafrica. L’agente orientale per accertarsi che Kobras sia realmente lui e non il mago del travestimento, l’agente segreto inglese con nome in codice Upperseven, lo mette alla prova, “Se tu sei realmente Kobras sai fare la mossa de La rosa dei tre atemi, il colpo mortale del karatè, che io ti ho insegnato!” e così per verificare la vera identità dell’uomo lo fa combattere contro un energumeno, chiamato appositamente sul posto, che, purtroppo per lui, nulla può contro la micidiale mossa segreta.
Una volta accertata l’autenticità dell’identità di Kobras i due si mettono a studiare il piano per far fallire la nascita di questa nuova unione Africana, a rovinare la festa però è l’entrata in scena del vero Upperseven, l’agente dei servizi segreti di sua maestà Paul Finney, che con tanto di corredo di accessori da vero 007 alla mano, cerca invano di catturare i due criminali che con un po di fortuna riescono a fuggire. Nel frattempo il Sudafrica, per finanziare la nascente unione, trova l’accordo con gli Stati Uniti per la vendita di un grosso quantitativo di diamanti del valore complessivo di un miliardo di dollari. Il governo inglese farà da garante per la buona riuscita dello scambio commerciale che, come da accordi bilaterali, avverrà a Roma. Però prima di giungere nella città eterna i dollari americani destinati all'acquisto dei diamanti transitano nella banca centrale di Basilea, ed è qui entra in gioco Kobras con il suo piano criminale (che sembra preso paro paro da un cartone animato della Warner Bros): Birgit, la sua donna introdottasi furtivamente nell'acquedotto cittadino con una siringa buca uno dei tubi principali e vi inietta un virus che ha la conseguenza di scatenare un'epidemia che costringe le autorità a mettere in quarantena l'intera città. Lui trovatosi libero di agire, ha tutto il tempo di sostituire le banconote di un miliardo di dollari vere, con altre banconote sempre vere ma da riciclare; si giustificherà in seguito davanti ad Upperseven affermando che non ha usato banconote false “per non screditare il governo degli Stati Uniti” (Vabbè… ?!??!!). I soldi servono a Kobras ed al suo socio orientale per finanziare il completamento di una base missilistica in Ghana, luogo dove verso la fine del film viene portato Upperseven come prigioniero. Lui, ovviamente, indossando una maschera di lattice con le sembianze di Kobras riesce ad disorientare le guardie, non soddisfatto si introduce nel suo letto e fa l’amore con la sua donna. Lei presa dalla foga della passione non si accorge del lattice neanche quando lo bacia appassionatamente. Poi, solo dopo aver soddisfatto i piaceri della carne, da solo distrugge l’intera base facendo fallire il folle piano criminale (qualcuno aveva dubbi?) e una volta salvato il mondo riparte felice e contento alla volta di Roma insieme alla sua collega di avventure Miss Farheit.
Questa dovrebbe essere presumibilmente la trama, che come abbiamo visto si dipana per diverse città nel mondo: da Copenaghen si va a Londra, Basilea, Roma, Johannesburg per giungere fino in Ghana e tornare di nuovo a Roma sul finale. Dico dovrebbe, perché la storia è cosi poco lineare che in alcuni momenti si hanno serie difficoltà nel collegare i vari rimandi con le scene precedenti. Ad un certo punto l’unico modo per restare attenti e guardare il film solo per gustarsi le scene di azione. Perché se da un lato l’opera è carente di coerenza narrativa, ha il pregio di essere come qualità superiore agli spionistici italici dell’epoca; la maggior disponibilità di badget messo a disposizione dalla produzione non passa inosservato. L’attore Paul Hubschmid risulta molto credibile nella parte di Upperseven ed anche Karin Dor al suo fianco nelle vesti di Helen Farheit non sfigura. Fugace apparizione anche di Rosalba Neri, che nel film è dalla parte dei cattivi e che viene usata da Upperseven come scudo umano, non prima ovviamente di averci fatto l’amore. L’azzeccata musica di Bruno Nicolai accompagna tutte le scene del film, riproposta di volta in volta in modo diverso, tra cui la sigla iniziale cantata da Sabina Montes.
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